Il sogno di andare oltre la famiglia nucleare verso una vita di comunità, è sempre stato molto affascinante. Vivere in un gruppo di case che condividono alcune aree e strutture comuni, come ad ad esempio lo spazio per cucinare e i lavatoi, ma anche gli strumenti e le attrezzature di lavoro, vuol dire condividere anche i propri stili di vita, molto più a contatto con la natura. E’ iniziato tutto con alcune famiglie e individui che negli anni Sessanta sono andati a vivere insieme in Danimarca. Il fenomeno si è poi esteso rapidamente in tutta la Scandinavia ed ora l’idea della partecipazione e della condivisione attraverso una comunità come modello per realizzare un futuro più sostenibile si sta diffondendo a livello globale.
Il Global Ecovillage Network è un progetto rigenerativo, cioè che arricchisce, invece di impoverire, l’ambiente naturale e sociale, ed è nato appositamente per promuove gli ecovillaggi come modelli per insediamenti umani sostenibili. Il progetto immagina un mondo di cittadini e comunità responsabilizzati, che programmano e implementano i propri percorsi verso un futuro sostenibile, integrando le aree sociali, culturali, ecologiche ed economiche dell’esistenza. È una rete in continua crescita: di comunità ne sono nate ormai migliaia in tutto il mondo, cosi come le iniziative rigenerative che collegano culture, paesi e continenti attraverso cinque reti regionali: Africa, Oceania e Asia, Europa, America Latina e Nord America. C’è anche un ramo giovanile internazionale denominato NextGEN .Gli ecovillaggi si definiscono come “una comunità intenzionale, tradizionale o urbana, progettata consapevolmente attraverso processi partecipativi di proprietà locale in tutte e quattro le aree (sociale, culturale, ecologica ed economica) per rigenerare i loro ambienti sociali e naturali”.
Friskoven è un eco-villaggio di recente formazione avviato a Almindingen nell’isola di Bornholm (Danimarca) al largo della costa svedese. Nel dicembre 2018, un piccolo gruppo di persone ha acquistato la vecchia scuola di produzione agricola con 12 ettari di terreno e 2500 metri quadrati di edifici, con il sogno di creare proprio lì una comunità sicura, giocosa e creativa. La sua eco-comunità poggia su tre pilastri:
– Libertà Economica e Sociale: nell’ecovillaggio i suoi abitanti si aiutano a vicenda per sostituire compiti che normalmente richiedono denaro, la scelta del lusso condiviso invece del guadagno finanziario privato.
– Apprendimento libero e autodiretto: con l’obiettivo di imparare gli uni dagli altri, compresi i bambini e gli adulti, dai diversi interessi, passioni e abilità che individualmente ogni persona può portare.
– Sostenibilità radicale: la costruzione unità abitative (ne sono previste 15-20 in tutto) viene eseguita con risorse locali sicure ed ecocompatibili, sprechi minimi e basso consumo energetico; il cibo è ottenuto dall’agricoltura locale e autosufficiente, massimizzando la biodiversità, la sicurezza alimentare e aumentando la qualità del suolo e del cibo; l’energia è fornita autonomamente da sistemi locali basati su risorse rinnovabili.
Ithaca, New York (USA) è una delle più grandi comunità di co-housing al mondo. I residenti, che si contano in più di 200 unità, hanno tutte le età e hanno una vasta gamma di abilità. Le numerose abitazioni sono orientate con grandi finestre verso sud e altre finestre minimali sul lato nord per un uso più efficace del riscaldamento solare passivo, oltre a finestre con tre vetri per l’inverno e sistemi di ombreggiatura per l’estate. Le tre case comuni includono aree giochi condivise per bambini, servizi di lavanderia, uffici, camere per gli ospiti, sale da pranzo e cucine comunitarie. Ci sono anche una falegnameria comunitaria, una palestra, una sauna e dei laghetti balneabili sono disponibili anche per i residenti. Un trattore e diverse falciatrici sono di proprietà del Villaggio a disposizione di tutti. La cultura della condivisione estensiva consente inoltre un facile accesso al car-sharing, il riutilizzo di dispositivi elettronici, vestiti, giocattoli e mobili, nonché librerie condivise di video e libri. Il dottorando Jesse Sherry della Rutgers University ha scoperto che l’impronta ecologica dei residenti di EcoVillage Ithaca è inferiore del 70% rispetto ai tipici americani e gli esempi sopra mostrano che la soluzione per una vita ecologica ed economica più sostenibile è “vivere condividendo”.
In Africa, nella regione ddi Brong – Ahafo nel 2004 è stato creato l’Istituto di permacultura del Ghana. Nell’ecovillaggio vengono formate le persone delle comunità locali sulle strategie per il ripristino della terra, i sistemi di sicurezza alimentare, la stabilità economica e la cura delle persone utilizzando l’etica e i principi del design di permacultura. L’Istituto assiste gli agricoltori con forniture di sementi, alberi e cereali appropriati, oltre a condividere le conoscenze pratiche su come sviluppare le aziende agricole in modo che possano migliorare i raccolti utilizzando tecniche locali, semplici e riproducibili. Gli agricoltori vengono aiutati anche a cercare acquirenti che paghino prezzi equi e migliori, liberandoli dalla necessità di un intermediario (problema molto diffuso nella regione). Viene scoraggiata la combustione dei cespugli e della vegetazione per ottenere nuova terra coltivabile e si incoraggia la vecchia tradizione della rotazione delle colture, oltre a incoraggiare la piantumazione di alberi come mezzo per controllare l’erosione del suolo e per proteggere l’ambiente in generale. Inoltre vengono svolte ricerche sui valori nutrizionali e medicinali di diverse piante locali. Tutto questo contribuisce a promuovere l’autosufficienza e il lavoro autonomo, migliorando così il reddito e gli standard di vita della popolazione locale.
A tutti gli effetti il Global Ecovillage Network immagina e promuove un mondo di cittadini e comunità responsabilizzati, progettando e implementando percorsi verso un futuro rigenerativo, costruendo ponti di speranza e solidarietà internazionale.