Il settore dei trasporti è sicuramente quello che uscirà maggiormente trasformato dall’effetto combinato del Covid 19 e della crisi climatica. A guadagnarci saranno sia le tasche dei cittadini che l’atmosfera del nostro pianeta. I tempi, tra l’altro, saranno molto brevi: 15 anni al massimo. Stiamo parlando del più importante settore dell’economia mondiale e quindi non stiamo giocando con previsioni azzardate, ma di dati e analisi che convergono tutte nella stessa direzione. E non si tratterà solo dell’effetto della recente decisione adottata dall’UE di eliminare dal commercio, entro il 2035, tutti gli autoveicoli con motore a scoppio alimentati con fonti petrolifere (benzina, diesel, gas propano liquido, ecc.). Anche se questa decisione sta comportando i soliti “mal di pancia” di chi arriva perennemente in ritardo sulle necessarie transizioni ecologiche dell’economia e che sono ormai nell’agenda politica mondiale da oltre trenta anni. Si tratta delle industrie automobilistiche, soprattutto italiane, che poco o nulla hanno investito sulle nuove tecnologie della mobilità.
Sta di fatto però che già da due anni negli Stati Uniti (malgrado la presidenza di Donald Trump) è partita una rivoluzione che coinvolgerà probabilmente tutto il sistema mondiale dei trasporti veloci su strada. Questo non tanto perché, entro il 2030, la maggior parte delle autovetture circolanti saranno a guida autonoma, cioè senza autista (cosa ancora alquanto dubbia) ma soprattutto perchè da un lato la circolazione sarà consentita solo ad autovetture con motori elettrici, mentre dall’altro lato la maggior parte dei veicoli autorizzati a circolare non saranno più di proprietà privata. Questi veicoli in sostanza apparterranno per lo più a flotte aziendali (probabilmente collegate alle stesse case costruttrici) che seguiranno il nuovo modello di business chiamato “trasporto come servizio” (“Transport as a Service” – TaaS). L’organizzazione americana “Rethink” ha stimato che ci sarà un crollo sia dell’acquisto di autovetture da parte delle persone, sia una drastica diminuzione della domanda di prodotti petroliferi. Una famiglia media americana risparmierà in media 5.600 dollari l’anno perché nel calcolo sono inseriti anche i mancati costi per l’assicurazione, per la manutenzione e per le altre spese per mantenere in buono stato le vetture stesse. Il mancato costo in pratica sarà equivalente ad un aumento salariale del 10%, creando così una consistente liquidità a disposizione delle famiglie.
Ma non ci sono solo gli USA che si sono avviati per tempo nella direzione di questa necessaria rivoluzione. A dire il vero è stato il Giappone ad aver aperto la strada (vedi i primi veicoli ibridi con motore elettrico e a benzina della Toyota) che poi è proseguita con i veicoli da trasporto. Si chiama Toshio Iue, è il camion fotovoltaico messo a punto da oltre sei anni dalla più grande multinazionale di elettronica giapponese, la Sanyo. Va con batterie elettriche alimentate da pannelli solari sui portelloni laterali. Ricorda molto i furgoni degli ambulanti di certi mercati cittadini: basta aprirli e il veicolo diventa un negozio di strada. Le batterie si ricaricano in 16 ore sotto il sole o 8 ore alla presa di corrente a 100 volt AC, per percorrere 180 Km. Il mezzo è stato messo a punto proprio per tornare utile a molti piccoli commercianti che hanno esercizi commerciali ambulanti nel centro delle città.
E per i camion pesanti? Il peso delle batterie su questi mezzi è un fattore molto limitante e poi per ricaricarle si perde tempo. Una società svizzera, la E-Force One AG, ha così pensato di creare dei mezzi di trasporto pesante che funzionano grosso modo come un treno o un filobus, ma che sono allo stesso tempo in grado di sorpassare altri veicoli più lenti. I camion sono costantemente collegati alla rete elettrica aerea installata lungo il percorso, esattamente come lo sono le locomotive dei treni e i filobus stessi. In caso di sorpasso, il camion si stacca dalla rete elettrica e il motore viene alimentato dalla potenza delle batterie elettriche e in caso di ulteriore velocità necessaria, anche da un motore supplementare che funziona a diesel o gas. Una volta rientrato nella carreggiata normale il veicolo si ricollega alla rete elettrica e disattiva le potenze supplementari. Anche in questo caso è già stata superata la fase di studio e sperimentazione, anche per quanto riguarda la soluzione impiantistica per fornire l’energia elettrica direttamente con pannelli solari sul lungo il percorso. Alcune tratte sono già entrate in funzione. Un primo progetto pilota è stato avviato nel 2012 a nord di Berlino, in Germania e poi c’è stata l’entrata in funzione di un percorso di 3,2 km tra il porto di Los Angeles e Long Beach, in California, dove ogni giorno transitano circa 70mila mezzi pesanti. Le tratte di percorrenza sono ancora limitate perché questa soluzione di trasporto appare economicamente fattibile per ora solo per brevi percorsi dedicati proprio allo spostamento delle merci, ma il colosso energetico tedesco che tra i primi ha implementato il sistema (la Siemens) ha già messo in campo altre idee, con l’obiettivo di alimentare i veicoli non per via aerea, ma per via sotterranea attraverso motori elettromagnetici.
Tutto questo stava già accadendo prima dello scoppio della pandemia da Covid 19 ed è certo che la transizione ad un sistema di trasporto ecologico avrà una importanza molto maggiore dopo che sarà passata l’emergenza sanitaria in corso (se e quando sarà passata). Il settore dei trasporti pubblici infatti è stato ritenuto il fattore maggiormente responsabile della diffusione del contagio a causa delle situazioni di affollamento e promiscuità che si determinano con l’uso dei mezzi pubblici. Ma questo è dipeso anche dal fatto che la domanda di spostamenti, soprattutto nelle città, finora è stata soddisfatta in gran parte solo con un’offerta di mobilità privata. La stessa offerta che ha reso irrespirabile l’aria delle nostre città e che ha contributo alla diffusione del coronavirus. Ma insieme all’aria più pulita, la riorganizzazione della mobilità privata comporterà sicuramente anche il potenziamento e una maggiore capillarità della mobilità pubblica. Anche nel settore dei trasporti veicolari quindi (in un prossimo articolo vedremo anche quelli aerei e marittimi) non siamo ormai molto lontani dal traguardo di avere una economia completamente ecosostenibile.
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