(con la collaborazione di Roberto Lessio)
La ricerca dei materiali del futuro si orienta sempre di più verso la Natura in tutto il mondo. Questo avviene perché ci si sta finalmente accorgendo anche in senso economico, oltre che ecologico, che la Terra nel suo insieme ha una capacità straordinaria di guarire se stessa dai sistematici guai che il genere umano le sta provocando. L’inquinamento dell’aria che respiriamo è uno dei peggiori e trovare il modo di purificare l’aria che entra nei nostri, soprattutto in questo periodo di pandemia, è fondamentale per preservare e tutelare la nostra salute e quella dei nostri cari. Questa ricerca negli ultimi anni viene sempre di più agevolata con scoperte sorprendenti. Quelle che qui descriviamo è sono una parte .
In futuro dovremo fare attenzione a non buttare via i gusci delle arachidi dopo averle mangiate, specie se viviamo in un ambiente inquinato da traffico veicolare o se vogliamo indossare abiti fatti con tessuti naturali. Un gruppo di ricercatori messicani dell’Università Nazionale di Città del Messico specializzati in biotecnologie, guidato dall’esperto in materie biotecnologiche Raul Pineda Olmedo (nella foto qui a sinistra), hanno notato che all’interno dei gusci vivono funghi e batteri in grado di purificare l’aria. In particolare, questi microrganismi risultano in grado di filtrare il metanolo, i solventi più comuni e altri residui chimici, attraverso un processo di decomposizione.
Dal processo di biofiltrazione le sostanze tossiche vengono trasformate in acqua e anidride carbonica. Niente paura per quest’ultimo elemento, la CO2, che è oggi un grande problema per il clima: in questo caso, è semplicemente il prodotto finale di un ciclo in cui le stesse piante, da cui derivano i gusci per i biofiltri, a loro volta assorbono tale gas per crescere. Un circuito virtuoso che si conclude con un “pareggio”. Secondo i ricercatori il filtro potrebbe essere utilizzato nei camini delle fabbriche che producono grandi quantità di tale sostanza: attualmente per ovviare al problema si utilizzano sofisticati sistemi di raffreddamento chimico-meccanico in grado di condensare i fumi dopo averli portati a temperature molto elevate con un notevole dispendio energetico. Il materiale che si ricava dall’attuale processo deve poi essere smaltito in discarica, determinando spesso ulteriore inquinamento. L’unica necessità per i biofiltri dei gusci di nocciolina, invece, è quella di mantenere una temperatura ottimale affinché i microrganismi possano svilupparsi e riprodursi. Il Messico, tra l’altro, è uno dei più grandi produttori al mondo di arachidi.
Gli scarti di questo anacardo, inoltre, insieme ad alcune specie vegetali comunemente usate in cucina (girasole, prezzemolo, olive, alloro, rosmarino, limone, noce e cipolla) rappresentano la materia prima dalla quale altri ricercatori, in questo caso argentini, sono riusciti ad ottenere una produzione di coloranti naturali a base d’acqua.
Presso l’Istituto Nazionale per la Tecnologia Industriale della città di Rafaela (Regione di Santa Fè) è stato messo a punto un processo per estrarre i pigmenti dei vari colori direttamente dai rifiuti agricoli: questi poi possono essere conservati in forma di polvere senza alcun problema e, rispetto a quelli tradizionali, sono altrettanto resistenti all’usura, al lavaggio e all’esposizione alla luc
e.
Tra tutti i materiali di scarto testati, proprio quello composto dai gusci di arachidi è risultato essere tra i migliori. Anche per l’Argentina questo gustoso prodotto rappresenta una delle principali voci di esportazione e dunque, oltre a permettere un processo produttivo ecosostenibile, si ricava un ulteriore guadagno da ciò che fino al giorno prima veniva considerato solo un rifiuto.
Un classico esempio di ciò che si intende per economia circolare legata alla Natura.