La ricchezza prodotta copiando e imitando la Natura è l’unica prospettiva economica possibile a livello globale, quella che invece si continua ad ottenere distruggendola non ha alcun futuro. Questo sito è nato proprio per dimostrare questa semplice tesi economica, prima ancora che ecologica, soprattutto nella prospettiva di creare nuovi posti di lavoro veri, stabili, puliti e sicuri. Parliamo proprio di ricchezza economica diretta, fatta di soldi contanti insomma, lasciando sullo sfondo quella generica ricchezza connessa alla preservazione della biodiversità dei sistemi ecologici, della quale ci siamo occupati in tanti dei nostri articoli qui pubblicati. E’ la ricchezza che da un lato si produce con il lavoro umano fatto di fatica, di saperi e di esperienze, mentre dall’altro si crea e si riproduce da se stessa solo se lasciassimo lavorare in pace i sistemi naturali, senza inquinarli e distruggerli, agevolando l’enorme lavoro che quotidianamente svolgono gli altri essere viventi per se stessi, ma anche a vantaggio del genere umano. Solo da pochi decenni infatti alcuni scienziati, economisti (pochi per la verità) e rappresentanti del mondo politico (ancor meno numerosi), con la fondazione del “Club di Roma” nel 1968, hanno iniziato a porsi questa semplice ma fondamentale domanda: come è possibile immaginare una crescita economica illimitata, come hanno teorizzato pesino alcuni premi Nobel, mentre in realtà la disponibilità delle risorse naturali e la capacità di assorbire gli inquinanti da parte del pianeta è limitata? Inizialmente questa domanda cadde nel vuoto, perché l’economia basata sui combustibili fossili e sulle guerre combattute per assicurarsene l’approvvigionamento apparivano come un dato scontato.
Oggi però i limiti del modello di sviluppo predatorio che ci ha portato sull’orlo del catastrofe planetaria sono ben conosciuti a tutti, anche se le decisioni politiche per evitarla tardano ad arrivare. Finalmente si sta valutando di riconsiderare il concetto di PIL, il Prodotto Interno Lordo, con il quale si misura la ricchezza prodotta ogni anno nel mondo e in ogni singolo paese. Anche questo ripensamento arriva con un enorme ritardo rispetto alla lucida e lungimirante analisi che Robert Kennedy fece con il famoso discorso del 18 marzo 1968 alla Kansas University (vedi primo link a fine articolo), ma pare che finalmente ci siamo. Nel nuovo concetto di ricchezza dovranno entrare tutta una serie di parametri che erano inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. Ad esempio il ruolo economico degli insetti in generale e di quelli impollinatori in particolare, che hanno un valore economico di gran lunga superiore a quello dei pesticidi che tutt’oggi vengono impiegati indiscriminatamente per sterminarli.
E’ stato calcolato da uno studio commissionato dall’Unione Europea alcuni anni fa e confermata recentemente da una ricerca dell’Università di Stoccolma, che il servizio di impollinazione gratuito svolto ogni giorno dalle api, fornisce al sistema produttivo mondiale un valore economico di circa 153 miliardi di euro all’anno (24 miliardi solo in Europa): una cifra vicina ai 174 miliardi di euro della società più capitalizzata esistente al mondo, la giapponese Toyota Motor Corporation, che mediamente vende quasi 9 milioni di automobili nel mondo ogni anno, ma con l’enorme differenza che quei soldi non sono il frutto di qualche prestito bancario. Dentro questi numeri inoltre ce ne sono altri ancora più importanti, visto che gli stessi studi hanno dimostrato che una tonnellata di produzione agricola che non dipende dall’impollinazione degli insetti ma solo da prodotti chimici, viene valutata mediamente in circa 151 euro, mentre la per le colture dipendenti dagli impollinatori, soprattutto la frutta, il valore sale a 761 euro a tonnellata. Questo vuol dire che il valore aggiunto dall’impollinazione è di 5 volte superiore alle colture ottenute solo con la chimica. Da cosa dipende questo valore aggiunto? Dal fatto che i cibi sono più sani, piùbuoni, più nutrienti e più resistenti agli attacchi parassitari e alla siccità. Inoltre c’è da aggiungere che la cifra dei 153 miliardi di valore gratuito aggiunto dall’impollinazione si riferisce solo alle produzioni di interesse alimentare destinate direttamente al consumo umano (frutta, semi, miele, ecc.). Rimane fuori dalla valutazione, perché sostanzialmente impossibile da calcolare, la ricchezza prodotta dall’impollinazione delle colture destinate alle produzioni industriali e che spesso avviene in condizioni estreme.
Basti pensare che ogni pianta di cotone può essere impollinata in media per un solo giorno, quello in cui il fiore si apre, per poi richiudersi definitivamente. Nell’Africa subsahariana, che è considerata il principale produttore di cotone al mondo, è stato calcolato che l’impollinazione delle api aumenta la resa del cotone fino al 62%, mentre la stima delle rese senza impollinazione scende al 37%. Fuori dalla valutazione inoltre rimane la ricchezza prodotta con l’impollinazione delle colture destinate all’alimentazione degli animali da pascolo, oltre a quella per altre produzioni che determinano comunque altri redditi da lavoro: fiori ornamentali, colture oleaginose (olii di semi ad uso industriale), medicine omeopatiche, piante di antiche varietà, ecc., inclusa l’impollinazione che favorisce la riproduzione anche di altre piante ed erbe che solo apparentemente non sono utili all’uomo, ma che svolgono un importante ruolo ecologico ed economico.
I prati erbosi permanenti, naturali o artificiali che siano, rientrano di diritto in questa categoria di valorizzazione, sia sotto il profilo agronomico che per quello della lotta all’inquinamento ambientale: incrementano la quantità di sostanza organica nel terreno migliorandone la fertilità (soprattutto per quanto riguarda la fissazione dell’azoto atmosferico nelle radici). I prati perenni migliorano la ritenzione idrica e impediscono l’erosione del suolo e allo stesso tempo permettono un maggiore controllo delle erbe infestanti indesiderate e dei patogeni terricoli. Le giuste combinazioni dei semi da impiegare nei prati erbosi, oltre a garantire il cibo per gli insetti impollinatori (ad esempio con varie specie di trifoglio), possono fornire anche un lavoro diretto nella lotta all’inquinamento. Erbe come la Festuca arundinacea, la Poa pratensis, la Zoysia matrella e la Stenotaphrum secondatum sono in grado di assorbire il monossido di azoto prodotto dalle automobili: a proposito della capitalizzazione e degli affari della Toyota e delle altre case automobilistiche. Il monossido di azoto costituisce il principale gas serra prodotto nelle città di tutto il mondo, visto che da solo questo inquinante rappresenta il 37% del totale.
Anche l’ozono, che è un altro inquinante pericoloso sia per la salute umana che per le coltivazioni agricole quando si concentra negli strati bassi dell’atmosfera, può essere assorbito attraverso l’Agrostis capillaris, un’erba da prato che riesce ad accumulare nei suoi tessuti anche il diossido di azoto e l’anidride solforosa, trasformandoli in sostanza organica biodegradabile. I composti organici volatili quali i solventi, i diluenti, le vernici e la benzina a loro volta possono essere eliminati con il Lolium perenne (detto anche loglio o loietto), una pianta che svolge un’attività importante lungo i bordi stradali. Alla lista si aggiunge anche il Cynodon dactylon che è in grado di assorbire dall’aria il piombo per poi accumularlo nelle foglie e renderlo a sua volta biodegradabile. Ma non è tutto: anche nella bonifica dei terreni inquinati da metalli pesanti o da composti organici volatili, negli ultimi anni si stanno registrando importanti scoperte con la possibilità di creare nuova ricchezza vera e nuove opportunità di lavoro. La tecnica in gergo tecnico si chiama “fitorimedio” e consiste nel combinare la crescita nei luoghi contaminati di piante selezionate e di particolari microrganismi in grado di eliminare definitivamente l’inquinamento del suolo. Le soluzioni a quest’altro grande problema saranno oggetto un prossimo approfondimento specifico su questo sito perché, come gli insetti, a loro volta rappresentano nuovi parametri per il calcolo di un PIL molto più veritiero di quello attuale.
Leggi anche su questo sito:
Rimedi naturali all’inquinamento che creano ricchezza e lavoro (seconda parte)
Misurare il benessere comune invece che i beni di consumo
L’accumulo di ricchezza che non produce povertà
La ricchezza ai poveri e ai giovani con l’economia circolare
Finanziare la retribuzione universale di base preservando i servizi ecosistemici
Dare un lavoro a tutti è possibile con la retribuzione universale di base