C’è qualcosa che ognuno di noi può fare da subito per migliorare la disastrosa situazione ambientale in cui sopravviviamo? Sì, basta piantare e coltivare piante, erbe e fiori che producono tanto nettare, il cibo preferito per le api, le farfalle, le sirfidi, le falene, i coleotteri e gli altri insetti impollinatori. Lo possiamo fare nel giardino o sul balcone di casa, ma anche negli spazi pubblici, tipo i parchi e gli orti sociali appositamente dedicati. Ma si possono usare aree dove mancano spazi verdi di qualità, tipo i siti industriali dismessi, che hanno un impatto negativo sulla salute e sul benessere delle persone che ci abitano intorno. Queste attività sono molto importanti non solo perché permettono di ricavare una discreta quantità di miele, propoli, pappa reale e altri prodotti collegati all’apicoltura, ma anche e soprattutto perché costituiscono il primo passo da compiere per recuperare una grande biodiversità nei luoghi fortemente urbanizzati. Grazie alle soluzioni basate sulla Natura, oggi sappiamo che il valore degli ecosistemi naturali, in senso sia economico che ecologico, è immenso: il mantenimento e il recupero della biodiversità è l’unico modo che abbiamo a disposizione per preservare questo valore. Il 75% delle principali colture alimentari del mondo e l’85% delle piante selvatiche globali dipendono dagli insetti impollinatori. Stiamo parlando quindi di un fattore fondamentale per la stessa esistenza umana. A parte i benefici per l’agricoltura e l’ambiente, molteplici settori della società e dell’economia beneficiano direttamente o indirettamente dai “servizi” degli impollinatori, inclusi settori come la sanità pubblica e l’industria.
Non a caso la Commissione dell’Unione Europea nel 2018 ha adottato un Piano d’Azione (il primo in assoluto a livello globale) per la salvaguardia e la valorizzazione degli impollinatori. Città e zone urbanizzate possono essere un rifugio importante per questi insetti amici fornendo loro, oltre all’alimentazione, anche i loro siti di nidificazione, non più disponibili su terreni agricoli a coltivazione intensiva: in particolare dove vengono utilizzati sistematicamente i famigerati pesticidi neonicotinoidi.
Iniziative del genere sono già state attuate a Dortmund in Germania, dove le piante attrattive degli impollinatori sono state introdotte nelle aree di un parco pubblico che è diventato una vera e propria “foresta alimentare” per questi insetti, anche grazie alla creazione di corridoi verdi interni e ad un frutteto coltivato con il sistema della permacultura. Per occuparsene è stata costituita un’associazione locale (Naturfelder) che si occupa di identificare, a seconda dei periodi dell’anno, le aree più idonee per gli habitat degli impollinatori e la loro implementazione. In queste aree si cerca di limitare il più possibile l’interferenza umana. Anche a Torino, in Italia, è sato attivato un progetto del genere con un approccio socialmente inclusivo dal basso. Ad occuparsene in particolare sono i medici e i loro pazienti dei centri di salute mentale e l’area scelta è ex sito industriale dismesso dove è stato realizzato anche un apiario per la produzione di miele. A Cascais, in Francia, è stato creato un laboratorio a servizio delle scuole e della comunità, per educare le nuove generazioni e aumentare la consapevolezza dell’importanza degli impollinatori nell’ecosistema locale: oltre all’apicoltura viene incoraggiata anche la riduzione dell’uso di pesticidi (accorgimento fondamentale per la riuscita di questi progetti).
In Grecia inoltre, nella città di Pireo, è stata creata una grande rete di corridoi verdi tra le zone urbanizzate e la campagna per il monitoraggio, la protezione e la promozione degli impollinatori. Infatti questo è uno dei fattori chiave per la riuscita dei progetti in quanto i corridoi verdi aiutano a prevenire la consanguineità di popolazioni isolate che di solito portano all’estinzione delle specie. Queste esperienze fanno parte di uno specifico programma, il “Living Labs”, curato dall’organizzazione internazionale ICLEI Europe.
Monitorare la varietà e la quantità di api e farfalle è sempre un buon modo per valutare la compatibilità con gli impollinatori di una città e fondamentale in tal senso è anche la pianificazione dei nuovi spazi urbani e la ristrutturazione di quelli vecchi. A Edimburgo, in Scozia, il Comune ha adottato una serie di proposte paesaggistiche come parte integrante dei nuovi sviluppi urbanistici e, soprattutto, come la biodiversità deve (non solo potrebbe) essere mantenuta e migliorata. Le proposte contengono disposizioni e orientamenti tecnici per la creazione di reti verdi multifunzionali e multilivello (anche per i balconi e le terrazze delle case, ad esempio), la progettazione dei nuovi siti tenendo conto, oltre che della biodiversità anche della geodiversità locale, mantenere l’assoluta integrità delle aree naturali già esistenti, ecc. La priorità delle proposte comunque viene data alla piantumazione di buone piante mellifere. A Barcellona, in Spagna, sono stati adottati obiettivi ancora più precisi e misurabili: 1) con l’aumento di 1 metro quadrato di spazio verde per abitante, il che significa ulteriori 160 ettari di spazio verde entro il 2030; 2) il miglioramento dell’infrastruttura verde già esistente, che comprende due azioni sulla creazione di habitat e strutture favorevoli per il foraggiamento e il rifugio.
Queste esperienze oggi stanno confluendo tutte in una rete di piattaforme per lo scambio di conoscenze e per fare progressi nell’implementazione delle politiche a favore degli impollinatori: tra le altre citiamo CitiesWithNature (https://www.citieswithnature.org) Biophilic Cities (https://www.biophiliccities.org), EcoCity Builders (https://ecocitybuilders.org). Tutti possono contribuire: dalle autorità locali (inclusi politici e decisori politici) ai professionisti del settore (pianificatori, architetti del paesaggio, gestori del territorio, appaltatori, sviluppatori e giardinieri). Fondamentale comunque è l’apporto di ogni singolo cittadino e la volontà di fare qualcosa per migliorare la disastrosa situazione ambientale in cui stiamo sopravvivendo nelle nostre città.
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