La preoccupazione per la perdita di posti di lavoro cresce sempre di più in questo periodo di pandemia. Non passa giorno che i governi di tutti i paesi non adottino provvedimenti e misure per far ripartire l’economia. Quotidiano è anche l’accostamento degli economisti con la grande crisi del 1929 che, partita dagli Stati Uniti d’America, interessò il mondo intero. Eppure già all’epoca, ma a maggior ragione nell’attuale situazione, visto anche l’enorme sviluppo tecnologico avvenuto, c’è stato qualcuno che ha proposto una soluzione relativamente semplice. Nel 1932 il filosofo, matematico e saggista Bertrand Arthur William Russell pubblicò un primo breve saggio (“In Praise of Idleness”) con appena 5.026 parole nel quale era contenuta una prima proposta divenuta poi la famosa metafora sulla “fabbrica degli spilli”, oggi più che mai attualissima.
«Immaginiamo che, a un certo momento, un certo numero di persone sia addetto alla fabbricazione di spilli; lavorando otto ore al giorno, esse producono tanti spilli quanti la società ne richiede. Una nuova invenzione consente di raddoppiare il numero di spilli con le stesse persone, a parità di tempo. Senonché, non c’è richiesta di un quantitativo doppio di spilli, e questi si vendono già così a buon mercato che difficilmente si potrebbe vendere anche un solo spillo in più a prezzo inferiore. In un mondo organizzato secondo ragione, la conseguenza sarebbe che gli addetti alla fabbricazione degli spilli lavoreranno quattro ore e tutto il resto andrà avanti come prima. Ma una soluzione così semplice verrebbe oggi considerata immorale: così in realtà gli uomini continuano a lavorare otto ore, c’è sovrapproduzione di spilli, alcune fabbriche sono costrette a chiudere e metà degli addetti alla produzione di spilli sono espulsi dal lavoro. Da un punto di vista globale, le ore non lavorate sono le stesse, solo che in tal modo metà delle persone è ancora oppressa da un lavoro eccessivo e l’altra metà è a spasso. Il tempo libero, invece di essere fonte di felicità per tutti, diventa causa di miseria diffusa. Si può immaginare qualcosa di più insensato?».
Purtroppo questa è diventata la realtà e il conto lo pagheranno soprattutto le future generazioni e il pianeta che ci ospita. Bertrand Russell era un convinto pacifista e ambientalista e non era di certo l’ultimo arrivato su questo enorme problema politico. Apparteneva a una delle più prestigiose e potenti famiglie dell’aristocrazia britannica, suo nonno materno era stato Ministro del Commercio, è stato insegnante all’Università della California Los Angeles, membro della Camera dei Lord e nel 1950 ha ricevuto persino il Premio Nobel per la Letteratura, ma non è mai stato ascoltato. Si esprimeva molto spesso con le metafore. Come questa: “La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.”
Ridurre l’orario di lavoro per dare un’occupazione a tutti e dare una mano al pianeta evidentemente è una cosa ancora oggi troppo intelligente.
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