Ogni santo giorno perdiamo sempre più tempo per cercare di capire se le informazioni che leggiamo o ascoltiamo sono vere o false, non per altro. Invece che sull’oggetto dei problemi (per le soluzioni ormai abbiamo perso ogni speranza) le discussioni si stanno spostando sulla tattica per creare sistematicamente polemiche, politiche in particolar modo. In questi giorni ad esempio, abbiamo dovuto sentire in tv un tizio, che è un editorialista di un quotidiano nazionale e anche professore universitario, che sosteneva una tesi molto curiosa. La pandemia da Covid 19 in Italia ha ripreso vigore dopo la scorsa estate, non perché gli irresponsabili menefreghisti di turno non hanno adottato le precauzioni necessarie, ma perché a fine settembre gli italiani si sono “assembrati” per recarsi alle urne: si votava per il referendum voluto dal Movimento 5 Stelle sulla riduzione dei parlamentari e per il rinnovo di alcune amministrazioni regionali e locali. In realtà qualche problema c’è stato, ma è stato causato dagli appuntamenti elettorali dove hanno partecipato gli stessi irresponsabili menefreghisti accorsi acclamare il loro leader, altrettanto irresponsabile come loro. Sul fatto di come abbiano fatto in quei giorni ad ammalarsi e morire le persone che non sapevano neanche dove fossero i seggi elettorali, nulla possiamo sapere dall’autorevole opinionista/professore. Nessuna considerazione neanche sul fatto che in precedenza in altri paesi la popolazione si è recata a votare in piena pandemia (la Francia lo ha fatto nella primavera del 2020), ma nessuno ancora aveva colto questa stretta correlazione tra la pandemia e l’esercizio democratico del voto. Dall’alto di questa enorme fesseria comunque il tizio in questione, poi subito spalleggiato da un altro commentatore, sosteneva che non era opportuno che l’attuale crisi di governo in Italia si risolva con nuove elezioni politiche (anche se lui era di questa idea), ma non perché c’è da attuare urgentemente il programma “Next Generation” messo in campo dall’Unione Europea per affrontare in grandi emergenze planetarie in corso, ma semplicemente perché è alto il rischio di una ulteriore recrudescenza del virus. E bisognava anche credergli sulla parola, visto che stava parlando in tv durante un programma di approfondimento di questioni politiche e grazie al fatto che lui è un editorialista e professore universitario.
Ci si domanda quindi come fanno certi giornalisti, divenuti ormai la stragrande maggioranza non solo in Italia, a descrivere con tanta sicurezza la bontà del pensiero dei leader politici, quando dovrebbero solo scrivere che stanno mentendo spudoratamente e che stanno fuori di testa, o magari entrambe le cose insieme. Invece di smontare e fare a pezzi gli slogan con i quali quei leader si riempiono la bocca per ottenere facile consenso elettorale (tipo l’asserzione che usare le mascherine per prevenire la diffusione del coronavirus era perfettamente inutile) non hanno remore per urlare sulle colonne dei loro giornali e in tv notizie palesemente false: tipo quella che è stato il Ministro della Salute a sbagliare i dati sulla pandemia in Lombardia, mentre invece è vero l’esatto contrario. Uno dei più autorevoli giornalisti italiani (Piero Ottone) amava ripetere: “Non dire mai ‘l’obiettività non esiste’. E’ solo l’alibi di chi vuole raccontare palle”. Ed sono dunque con le “palle” (o balle) l’unica modalità con cui oggi si “informano” gli elettori. Ci sarebbe da riderci sopra se i risvolti non stessero diventando sempre più drammatici.
E’ per questo motivo, per citare altri esempi, che molti americani bianchi di destra, sotto la spinta delle mistificazioni e disinformazioni “sparate” dal loro ex Presidente sono ancora oggi convinti che l’uomo di colore nero George Floyd è morto per un banale incidente a seguito di un ordinario controllo e non per “asfissia causata da compressione al collo e alla schiena” da parte di un agente della polizia di Minneapolis, sotto gli occhi dei colleghi e dei passanti. Ancora oggi quattro americani su 10 credono ogni sorta di cose che non sono neanche lontanamente vere, come il fatto che le proteste organizzate pacificamente dal movimento Black Lives Matter in tutto il mondo dopo la morte del “negro” sarebbero state per lo più violente. Gli stessi che poi sono stati convinti che per le elezioni presidenziali ci sarebbero state delle grandi frodi elettorali e che il voto per corrispondenza avrebbe peggiorato ancor di più la stessa frode. Per questo oggi milioni di persone credono che il Covid-19 è stato realizzato in laboratorio dai cinesi e che Bill Gates voglia usare la vaccinazione di massa per impiantare microchip in grado di individuare e controllare a distanza le persone. Sempre questo è il motivo per cui si parla sistematicamente dei “terrapiattisti” e sempre di meno del fatto che il nostro unico pianeta, a prescindere dalla sua forma, è in grave pericolo a causa del cambiamento climatico e del fatto che gli interessi delle lobby dei combustibili fossili stanno bloccando le azioni necessarie per contrastarlo.
Cosi è per tutte le questioni politiche aperte e proprio questa è la causa del fatto che i leader ormai non sono in grado di risolvere alcun problema, ma comunque li sfruttano ogni volta per basse ragioni elettorali. La politica ormai non ha più alcuna considerazione per la corretta informazione e il sistema delle comunicazioni semplicemente asseconda questa volontà. Chi scrive questo articolo l’ha sperimentato direttamente sulla propria pelle verificando di persona la spaventosa incompetenza mascherata dalla mancanza di oggettività di quasi tutte le argomentazioni della parte avversa. Concentrarsi sulle tattiche piuttosto che sulla sostanza porta direttamente agli orrori della foto qui sopra. In poche parole: stiamo assistendo alla morte dell’obiettività e dell’oggettività sia nella competenza politica che nell’informazione quotidiana e anche i valori fondamentali del giornalismo, il pluralismo e la democrazia, non se la passano molto bene. Tutto questo è a sua volta, forse la più importante di tutte, una emergenza umanitaria.
Ma la chiarezza morale nel giornalismo d’informazione non è ne partigiana, ne polemica. Si tratta di scegliere da che parte stare motivando la propria posizione e basandola su informazioni a loro volta cercate e trovate con un grande lavoro di ricerca: ragioni che possono anche non essere condivise, ma che di certo non possono rappresentare la copertura di una bugia evidente o di una palese mascalzonata. Un tempo esisteva il “quarto potere”, cioè la funzione e la capacità dei mezzi di comunicazione di massa, in quanto strumenti fondamentali della democrazia, di saper controllare gli altri tre poteri: quello legislativo (il Parlamento), quello esecutivo (il Governo) e quello giudiziario (la Magistratura). Noi pensiamo che questo potere esiste ancora ed intendiamo esercitarlo fino in fondo.
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