La maggior parte di noi conosce le tre R (Ridurre, Riutilizzare, Riciclare) per aiutare il pianeta, ma una quarta “r”, quella di riparazione, sta guadagnando attenzione: i consumatori sono sempre più interessati ad acquistare oggetti che possano essere conservati a lungo e riparati. Tuttavia, le parti di molti prodotti che acquistiamo oggi sono spesso incollate tra loro, rendendo impossibile la riparazione.
Per la mostra “r for repair”, che si è tenuta al Victorian & Albert Museum di Londra dal settembre 2022 al novembre 2022, le persone sono state invitate a portare oggetti amati e ben fatti che avevano conservato per anni, riparandoli quando cadevano a pezzi. Designer del Regno Unito e di Singapore sono stati poi invitati a riparare creativamente questi oggetti, dando loro una nuova vita e un’identità unica. La mostra, spiega Hans Tan, uno dei curatori, è stata una risposta alla cultura del consumismo, che consiste nel buttare via facilmente gli oggetti. Una delle lezioni principali della mostra è stata la necessità di utilizzare il design per ridurre i rifiuti.
Fortunatamente esistono oggi alcuni esempi in cui si pensa alla riparazione fin dall’inizio del processo di progettazione; in questo articolo richiamiamo l’attenzione su diversi esempi di oggetti progettati per durare a lungo e per essere facilmente riparati.
Open Funk, un’azienda tecnologica tedesca di Berlino, ha sviluppato una nuova versione più sostenibile di robot da cucina, riparabile, aggiornabile e compatibile con i barattoli di vetro che abbiamo già in casa. I barattoli possono essere di qualsiasi forma o volume, purché abbiano un coperchio twist-off di 82 millimetri. La base del robot da cucina che ospita il motore è tenuta insieme senza adesivi, per un facile smontaggio con utensili comuni.
Il robot da cucina ha una testa lama separata, progettata per essere avvitata sul barattolo contenente il cibo. Questa viene poi incastrata sopra il motore e controllata tramite una manopola in alluminio montata sulla parte anteriore. Il prodotto è stato progettato per essere facilmente riparato ed aggiornato, sia nell’officina di Berlino sia a casa con l’aiuto di progetti open source. Un codice QR sul retro della base del frullatore conduce a una guida alla riparazione, a video tutorial e a un passaporto del prodotto che aiuta gli utenti a riparare e aggiornare il prodotto stesso. Come afferma Paul, uno dei co-fondatori, “è il primo passo verso la nostra visione di una piattaforma circolare per l’elettronica domestica, costruita e riparata localmente e mai sprecata”.
RepairWare è stato avviato da Hans Gerhard Meier, che è rimasto infastidito e deluso dalla frase “buttalo via, comprarne uno nuovo costa di meno”, e sta cercando di informare e persuadere i politici a cambiare le cose. Hanno prodotto un logo (come quello qui raffigurato) per i prodotti facili da riparare, nella speranza che un giorno nel futuro le persone possano cercare questo logo sui prodotti che acquistano.
Il ferro da stiro a vapore progettato da Samuel Davies, come parte della serie RepairWare, comprende parti facilmente smontabili per la riparazione. I semplici strati del ferro da stiro sono fissati insieme da due grosse viti di rilievo che possono essere svitate con una moneta. Il ferro da stiro a vapore assomiglia ai vecchi ferri da stiro di un’altra epoca, fatti per durare nel tempo.
La BBC (British Broadcasting Corporation) ha dichiarato che ogni anno vengono buttati via 500 milioni di ombrelli, una quantità di metallo sufficiente a costruire dieci torri Eiffel all’anno. Un tempo era più facile trovare negozi che riparassero gli ombrelli, ma molti di quelli venduti oggi sono difficili da riparare.
L’Ombrellificio Torinese s.n.c., l’azienda di ombrelli di Torino, produce e ripara ombrelli da generazioni e realizza un ombrello invece progettato per durare nel tempo. Per migliorare il ciclo di vita di un ombrello, non usano colla, ma solo due viti: una per il manico e una per stringere l’intero meccanismo, e le giunture sono tutte facilmente smontabili e sostituibili. Inoltre, i materiali possono essere tutti riciclati.
I gadget riparabili faranno tornare le officine di riparazione e creeranno più posti di lavoro. E sapendo che possono essere riparati, forse svilupperemo un rapporto diverso con gli oggetti che possediamo, prendendocene cura con un certo affetto. Ma il futuro dipende anche da noi consumatori. La speranza è che un numero sempre maggiore di consumatori richieda prodotti che durino nel tempo e siano facilmente riparabili e che i produttori si convincano ad abbandonare l’obsolescenza programmata a favore della cultura della riparazione.
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