Il prodotto chimico che è esploso a Beirut è il classico materiale “dual use” (doppio uso) che ufficialmente serve per scopi civili, ma che in realtà può essere utilizzato anche per scopi militari. Quando lo esportano le aziende produttrici, quasi sempre situate nei paesi occidentali, sono immancabilmente classificati come materiali utili per benessere dell’umanità, ma quando arrivano a destinazione diventano molto spesso l’esatto contrario. Ci sono sempre di mezzo l’agricoltura, l’alimentazione e gli immancabili “aiuti umanitari” dei paesi ricchi ai paesi più poveri. Succede così con tutte le armi da guerra: basta vendere separatamente le varie componenti, magari utilizzando vari fornitori, per poi assemblare il tutto a casa propria con la consulenza degli stessi venditori.
Il gioco riesce alla perfezione se sei a capo di un regime dittatoriale, ma anche se sei stato eletto con delle votazioni più o meno democratiche, non ci sono problemi particolari. Tanto pensano a tutto i paesi venditori che ti finanziano pure gli acquisti, da restituire poi con tanto di interessi di “mercato”. E se poi non riesci a rimborsare quei finanziamenti, puoi sempre dargli in cambio le preziose materie prime che ci sono solo sul tuo territorio. Vuoi acquistare un migliaio di fucili di precisione? Devi solo farli risultare come armi da caccia per abbattere gli animali che distruggono i tuoi raccolti. Ti servono un centinaio di carri armati? Acquista i vari pezzi, soprattutto il motore e le ruote cingolate, come se si trattasse di macchine agricole per arare la terra. Hai bisogno di una nave da guerra? Fai l’ordinazione di un peschereccio e preoccupati solo di commissionare anche qualche rete da pesca (sennò il trucco non funziona). L’Unione Europea, con il regolamento CE n. 428/2009, ci ha provato ad istituire un regime di controllo per le esportazioni, il trasferimento, l’intermediazione e il transito di prodotti a rischio di duplice uso, ma nella realtà ogni paese fa un po’ quello che gli pare, Italia inclusa.
L’autorevole istituto di ricerca svedese Sipri, specializzato nelle analisi sul traffico mondiale di armamenti, ha calcolato che anche l’anno scorso sono stati spesi tra i 1,8/2,0 miliardi di dollari per acquistare armi: nel suo complesso l’U.E. si trova al secondo posto in questa poco invidiabile classifica. Non a caso il nitrato d’ammonio, il prodotto che ha determinato l’esplosione di Beirut, che viene esportato ordinariamente come fertilizzante agricolo, era già stato vietato in un teatro di guerra come l’Afghanistan a causa delle sue proprietà che lo rendono particolarmente adatto alla fabbricazione di bombe. Il prodotto, è stato comunque contrabbandato dal vicino Pakistan. Di conseguenza, nel 2012 circa 1.900 soldati americani sono stati feriti o uccisi da ordigni esplosivi improvvisati come quello fatto esplodere negli USA ad Oklahoma City nel 2013 (le conseguenze di quell’attentato si vedono nella foto qui di fianco).
Il fatto incredibile è che a produrre e a detenere il brevetto del nitrato d’ammonio a doppio uso, è proprio una società statunitense. Tra l’altro non è neanche l’unico prodotto del genere. C’è anche la nitroglicerina (composto base dei vari tipi di dinamite), che è il risultato del processo industriale di nitrazione della glicerina e che si ottiene a partire dall’azoto sintetico, il quale poi viene trasformato in urea: il fertilizzante “magico” che tutto fa diventare più abbondante e più bello che mai. Salvo poi accorgersi che i prodotti agricoli così ottenuti, non hanno nessun sapore.
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