Non è solo il mancato accesso ad una quantità sufficiente di cibo, di acqua e di medicine a rendere sempre più povere le popolazioni povere del nostro pianeta. Il fattore più importante che è stato riscontrato da molti analisti negli ultimi decenni è quello legato all’energia.
La “povertà energetica”, cioè il mancato accesso all’elettricità, è un problema che interessa circa 1,3 miliardi di persone, circa un quinto della popolazione mondiale. Senza questa risorsa è praticamente impossibile impostare qualsiasi progetto di sviluppo economico e imprenditoriale, anche di piccole dimensioni, con le relative conseguenze sulle mancate opportunità educative, la mortalità infantile, la parità di genere e la qualità della vita. Le fonti energetiche rinnovabili però potrebbero presto spezzare questo perverso meccanismo.
CHIARO COME IL SOLE
In particolare con l’energia fotovoltaica, la conversione diretta della luce solare in energia elettrica, si possono realizzare piccoli impianti di produzione locale senza dover necessariamente essere collegati ad una grande rete nazionale.
Si risparmiano così significativi costi di investimento a vantaggio soprattutto delle categorie più deboli della popolazione. Non poteva che essere Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace 2006 e inventore del microcredito, ad avere questa geniale intuizione.
Quello che è passato alla storia come il “banchiere dei poveri”, circa trenta anni fa aveva capito che mettendo in modo dei piccoli prestiti da concedere ai bisognosi, grazie alla loro volontà di riscatto sociale prima che economico, si riusciva a mettere in piedi un’economia fino ad allora inimmaginabile.
In questo modo è stata fondata la Grameen Bank (“Banca del Villaggio”) che ha cominciato a prestare soldi solo alle persone che non possedevano nulla: nel 95% dei casi erano donne. Di volta in volta toccava proprio ad una donna povera diventare la responsabile della gestione di un telefono cellulare per conto di tutti gli abitanti di un villaggio; anche se nella stragrande maggioranza dei casi queste persone non avevano mai visto un apparecchio telefonico in vita loro.
LE MAMME IMPRENDITRICI
È bastato installare qualche pannello fotovoltaico per consentire il collegamento satellitare e la ricarica delle batterie dei cellulari per permettere ad ogni villaggio di collegarsi con tutto il mondo. Sono state fondate così due società: la prima è la Grameen Phone che da circa dieci anni è ormai diventata la più grande compagnia telefonica del Bangladesh e che oggi fornisce il collegamento Internet anche nelle sperdute campagne di quel martoriato Paese; la seconda è la Grameen Shakti che provvede a portare l’energia rinnovabile in tutti i villaggi della nazione per alimentare, oltre ai cellulari, anche lampade, radio, televisori e computer. Contrariamente a quanto avvenuto nel resto del pianeta, dove le strutture per la produzione di energia e per le telecomunicazioni appartengono ai ricchi, entrambe queste società sono oggi possedute dalle stesse donne povere alle quali nessuna banca tradizionale avrebbe mai concesso un prestito. Sempre le donne, svolgono esse stesse le funzioni ingegneristiche e tecniche, provvedendo anche alla installazione dei pannelli solari.
Si tratta di un’esperienza che i grandi esperti di economia e gli scienziati di materie finanziarie di tutto il mondo fanno ancora molta fatica a comprendere e che invece altre comunità emarginate hanno presto imparato a riprodurre, con le varianti del caso.
LUCE IN AFRICA E INDIA
In Ruanda e nell’area sud-sahariana, ad esempio, le associazioni Nuru e Solar Sister, che operano per aiutare le popolazioni più povere e bisognose, hanno risolto il problema delle lampade a kerosene: un sistema di illuminazione molto pericoloso e dannoso alla salute perché provoca frequentemente degli incendi e danni al sistema respiratorio delle persone che lo utilizzano.
La soluzione consiste in piccole lampade a led portatili, facilmente ricaricabili al sole che hanno un costo molto limitato. I led sono le minuscole fonti luminose molto più efficienti e con consumi ridottissimi rispetto alle tradizionali lampadine e più convenienti anche di quelle a basso consumo. Aiutano dunque a ridurre le emissioni inquinanti, in special modo di anidride carbonica. Le due iniziative, tra l’altro, hanno creato nuovi posti di lavoro e lo sviluppo di una piccola imprenditoria nel settore. Anche in India si stanno organizzando per un’analoga soluzione. La società indiana D.light ha messo a punto una lanterna solare considerata il sistema di illuminazione più economico e sostenibile che c’è in giro, vincendo il premio Ashned Award della National Geographical Society. Quest’azienda punta addirittura a sostituire con lampade a led tutte le lanterne e kerosene nel mondo.
ACQUA POTABILE CON IL SOLE
La potabilizzazione e l’igiene dell’acqua poi sono altri due grandi problemi dei Paesi poveri: probabilmente è la sfida più difficile da vincere per debellare la povertà dalla faccia della Terra. Un’interessante iniziativa verso questo obiettivo è stata recentemente messa a punto dalla scienziata svedese Petra Wadström, che ha inventato un trattamento idrico combinato ad un sistema di riscaldamento solare dell’acqua, che può essere utilizzato soprattutto nelle regioni in cui le risorse idriche sono scarse o sistematicamente inquinate. Il sistema, che si chiama Solvatten, è alimentato da energia solare ed utilizza i raggi ultravioletti per purificare l’acqua. L’invenzione, pensata proprio per migliorare la salute generale, l’autonomia delle donne e la riduzione di emissioni di anidride carbonica, ha destato interesse anche nel Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha voluto assistere personalmente alla presentazione di questo sistema, durante una visita in Svezia. I bambini e le loro famiglie che vivono senza acqua sicura potranno così migliorare notevolmente la loro qualità di vita.
Dieci anni fa, inoltre, l’italiano Alberto Meda e l’argentino Francisco Gomez Paz hanno realizzato la bottiglia che purifica l’acqua coi raggi UVA, quelli che scottano la nostra pelle se non stiamo attenti al sole. Grazie al sistema SODIS (Solar Disinfection System) disinfetta fino a 4 litri d’acqua in circa sei ore di esposizione alla luce solare. In tal modo vengono distrutti gli agenti patogeni, come i batteri che attaccano il sistema gastroenterico provocando tantissime vittime, stimate in 2,5 milioni l’anno. Parliamo di microrganismi che causano malattie come tifo, dissenteria e colera. Il sistema SODIS è stato utilizzato in Sud America, Africa e in Oriente con buoni risultati. Anche per i poveri quindi l’obiettivo di sviluppo sostenibile, grazie all’accesso all’energia rinnovabile a basso costo, è a portata di mano.
Successo anche nella telefonia mobile
La società Grameen Phone Ltd, fondata e gestita da donne grazie al microcredito, possiede oggi circa 10mila stazioni di base per telefonia mobile in tutto il Bangladesh. Entro la fine del corrente anno più della metà di queste stazioni saranno convertite con il servizio 3G (conversione di file multimediali sul computer). Attraverso le telecomunicazioni, la società sta attualmente fornendo servizi specifici alle popolazioni locali in materia di istruzione, di agricoltura e di sanità. La società conta di raggiungere i 50 milioni di utenti entro i prossimi 4 anni.
Acqua e candeggina per illuminare
Negli slum di Manila, Filippine, le baracche sono così attaccate che la luce del sole non vi entra e anche volendo, le finestre sono sconsigliate visto il rischio di venti fortissimi e tifoni. A rompere questo buio, senza lampade inquinanti e costose per questa gente povera, è arrivata l’idea dell’americana Amy Smith, del Massachusetts institute of technology di Boston: una bottiglia di plastica riempita con acqua e candeggina (10 millilitri in 2 litri) illumina quanto una lampadina da 55 watt, grazie alla rifrazione dei raggi solari proiettati nelle casette buie. L’idea, nata per le abitazioni dei poveri ad Haiti, ha avuto enorme successo nelle Filippine.
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