A vederla nelle foto sembra un curioso giocattolo, ideato da qualche stravagante disegnatore di fumetti, ed invece è un’automobile vera. Solo che è fatta di legno e non consuma neanche un litro di carburante: è stata presentata nelle settimane scorse alla “Settimana del Design” di Milano.
Non ha per il momento prestazioni eccezionali, visto che si tratta di un’auto elettrica il cui peso maggiore è costituito da sei batterie: viaggia al massimo a 45 chilometri l’ora ed ha un’autonomia molto limitata (25 km).
GIOCHI D’INCASTRI
Per i suoi ideatori però, Kenji Tsuji e Kota Nezu, due ingegneri della casa automobilistica giapponese Toyota, rappresenta soprattutto una gigantesca sfida culturale: dimostrare che è possibile costruire vetture fatte con vari tipi di legno (tranne il motore, le batterie e le parti elettriche), addirittura senza utilizzare viti e bulloni per il suo assemblaggio.
Le varie parti, infatti, sono state messe insieme ricorrendo all’antica tecnica della falegnameria giapponese denominata “Okuriari”, che utilizza intagli geometrici ad incastro reciproco tra varie assi di legno. Una tecnica comunque conosciuta in altre forme nel resto del mondo e con cui ci costruiscono da sempre le case di legno nel Nord Europa e in America. Tecnica che inglese è chiamata “Log House” e in tedesco “Blockhaus”: su ogni asse viene realizzato un incavo nel quale alloggia la trave angolare superiore. Dalle nostre parti si chiama “incastro a coda di rondine”, che possiamo notare ad esempio nei cassetti dei mobili di una volta.
“ALBERO”… MOTORE!
Per le varie parti dell’auto sono stati utilizzati legni di alberi tipici del Giappone: la betulla per il telaio, il cedro per la carrozzeria, l’olmo per il pavimento, il ricino per il cruscotto e i sedili (poi tappezzati di cuoio) e il cipresso per il volante. Tutte queste componenti sono sostituibili, perché la vettura è stata concepita per acquisire valore nel tempo: come se si trattasse di un gioiello di famiglia che oltre al valore economico racchiude anche quello affettivo.
Non a caso la casa costruttrice ha voluto dare alla vettura il nome di “Setsuna” (che in giapponese significa “momento”). Tale nome è stato scelto per alludere al fatto che spesso le persone sperimentano momentanee sensazioni con la loro auto. Questi momenti poi si accumulano nel tempo e rendono insostituibile l’auto al suo proprietario, tanto da volerla trasmettere di generazione in generazione.
ISPIRAZIONE DA UN SANTUARIO
Non si tratta di collezionismo, ma di un’idea per usare un’autovettura il più a lungo possibile. Per tale motivo l’ispirazione del progetto è stata tratta dal santuario shintoista della città di Ise, che è dedicato alla dea del sole Amaterasu Omikami.
Si tratta di un luogo di culto costruito per la prima volta 1.300 anni fa e che viene smontato e rimontato periodicamente dai fedeli – con costi economici non indifferenti – senza l’utilizzo di un solo chiodo (vedi riquadro nella pagina precedente).
Essendo un prototipo, anzi una “concept car” come si dice in gergo, la macchina non è ancora in vendita.
ARTE ANTICA
Il grande santuario shintoista di Ise, che si trova nella Prefettura di Mie a sud-ovest di Tokio, in Giappone, è in realtà un enorme complesso costituito da ben 123 santuari autonomi, tutti fatti di legno. Ogni venti anni l’intero complesso viene smontato e ricostruito di nuovo con la tecnica “Okuriari” (qualche volta cambiando anche il progetto), per proteggerlo dagli effetti erosivi del tempo. Gli edifici che compongono il santuario sono completamente antisismici, ma per la loro costruzione non vengono usati né chiodi, né bulloni.
Legno in movimento
L’idea di costruire automobili fatte di legno è venuta anche a due cinesi, il commerciante di legname Liu Fulong, che si è dilettato in stravaganti veicoli per scopi pacifisti, e il contadino Yu Jietao, che oltre alla realizzazione di una spider si è cimentato anche nella costruzione di motociclette. Sempre in Asia, l’imprenditore del legname Le Nguyen Khang ha fatto la prima auto di legno del suo Paese, il Vietnam. Formidabile la Vespa “Daniela” totalmente in legno e funzionante, realizzata dal falegname portoghese Carlos Alberto. Un pezzo davvero unico al mondo. L’agricoltore ungherese Istvan Puskas da anni si costruisce da sé veicoli tutti in legno a due, tre e quattro ruote: efficienti motociclette in stile “chopper”, utilizzando il motore delle vecchie Fiat 126 prodotte in Polonia, un’auto cabriolet ed una più aggressiva in stile Formula Uno e persino un trattore. Sempre in Europa dell’Est, un pensionato bosniaco ha realizzato un maggiolino Volskwagen tutto ligneo, una sorprendente scultura perfettamente funzionante. Anch’essa unica al mondo.