Secondo il WWF, nei Paesi europei, in media ogni anno ognuno di noi getta almeno 123 kg di alimenti: in totale, quasi 3 tonnellate al secondo. Una stima del quotidiano inglese “The Guardian”, pone l’Italia è al sesto posto in questa poco edificante classifica, con circa 9 milioni di tonnellate l’anno. L’alimento che più frequentemente finisce nella spazzatura è il pane (19% dell’acquistato).
Per smaltirli ci costa quasi 2 miliardi
Con questi comportamenti sbagliati si determina una conseguenza economica della quale siamo ancor poco consapevoli. Dopo aver speso soldi per alimenti che poi non consumiamo, dobbiamo poi spenderne altri per smaltirli e poi altri ancora, quando tutto va bene, per controllare che quello smaltimento rispetti la legge. Lo smaltimento di rifiuti alimentari ancora commestibili, infatti, può costare fino a 220 euro a tonnellata, a seconda delle tariffe previste da ogni Regione: fanno circa 2 miliardi di euro l’anno. Se invece va male, cioè lo smaltimento viene effettuato in modo irregolare o illegale, abbiamo conseguenze imprevedibili per il nostro ambiente e la nostra salute, e buona parte dei nostri soldi finiscono in tasca a qualche malfattore. In Italia le discariche illegali ci sono costate multe europee per quasi 200 milioni di euro (finora). Non sprecare si traduce invece in un guadagno economico per la collettività, di oggi e di domani.
… Ma ci si può fare economia
È da questa intuizione che sono partiti, ognuno per conto proprio, Tristram Stuart (nella foto d’apertura) e Dominic Hans Meyer per creare un nuovo modello di business basato su processi naturali: produrre birra ottenuta con il pane raffermo. Il metodo era conosciuto già ai tempi dell’antica Babilonia: si sbriciola e abbrustolisce l’alimento invecchiato e lo si lascia fermentare insieme a orzo, luppolo e lievito. Stuart è un inglese che da anni lottava contro lo spreco alimentare insieme alla sua associazione “Feedback”. Ha avviato una produzione propria di “birra al pane”.
Meyer, 40enne svizzero, con tre colleghi fa business recuperando il prodotto invenduto dai panifici. Con otto tonnellate di pane vecchio si ottengono circa 10mila litri di birra. Entrambe le aziende stanno incrementando le produzioni per soddisfare la crescente richiesta di questa speciale birra.
Basta un’App per non buttare via il cibo
Sempre contro gli sprechi alimentari e per risparmiare anche qualche soldo sulla bolletta dei rifiuti, è nata in Germania l’App “Too Good To Go” (“Troppo buono per buttarlo”), che si è diffusa anche Francia e Inghilterra. Dallo smartphone si possono trovare ristoranti e negozi vicini che hanno cibo avanzato, pronto al consumo e a basso prezzo prima della chiusura giornaliera e in vaschette ecosostenibili. L’App, lanciata tre anni fa, è oggi utilizzata da centinaia di attività commerciali. Da noi, già nel 2014, a Torino un gruppo di giovani ha lanciato LastMinuteSottoCasa: App e piattaforma web che permettono ai negozianti di vendere il cibo che si avvicina alla data di scadenza a chi abita vicino al loro negozio, a prezzi ridotti. L’anno dopo, il 28enne milanese Francesco Giberti ha ideato e avviato MyFoody: altra App con cui acquistare a prezzi scontatissimi dai supermercati vicino casa prodotti in scadenza, con difetti estetici di confezionamento o acquistati in eccesso, ma perfettamente commestibili e con consegna a domicilio. Oggi le applicazioni del senere in Italia sono molte.
Usare bene il frigo
Tutti possiamo evitare gli sprechi alimentari. Ad esempio, conservando bene frutta e verdura. I diversi livelli e scomparti del frigorifero hanno un preciso senso: il punto più freddo è la vaschetta sotto il piano in vetro. Oltre al cibo deperibile è lì che vanno gli avanzi di pranzo e cena, che vogliamo consumare il giorno dopo. Tenere separata la frutta in fase di maturazione (in particolare banane e mele) dalle verdure e altri frutti, perché ne accelerano la maturazione. Anche gli alimenti secchi (legumi, pasta, riso, biscotti ecc.) vanno sempre ben chiusi, per impedire che lo sviluppo dei parassiti. Infine, la cosa più importante: la cosiddetta “data di scadenza” riguarda solo ed esclusivamente i prodotti deperibili in pochi giorni o poche settimane. Gli alimenti con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…” restano commestibili anche dopo quella data: basta controllarne l’odore e il sapore. Se poi ci sentiamo in crisi e non sappiamo cosa farcene di alcune cose avanzate, ci viene in soccorso un’altra utile iniziativa. È un’altra App gratuita, scaricabile sullo smartphone dal sito ecodalfrigo.it, che ci suggerisce come cucinare in modo alternativo (ma sano) gli ingredienti “in giacenza” nel frigorifero. Insomma, grazie alla fantasia il nostro portafoglio può state in pace anche con la nostra coscienza.
Fa bene al clima
Ridurre i rifiuti alimentari va a vantaggio anche del nostro clima. Secondo il Presidente del WWF della Germania Christoph Heinrich, potrebbero essere risparmiate le emissioni in atmosfera di 48 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno solo in quel Paese, se eliminassero gli sprechi alimentari.
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