Siamo abituati a pensare che la creatività e la burocrazia siano due concetti incompatibili tra loro. Ma è un pensiero sbagliato perché in realtà nessuno finora ha mai pensato di farli andare d’accordo. Il pensiero che la burocrazia sia perennemente allergica e contraria ai cambiamenti è ancora molto radicato, ma in un mondo in cui le tecnologie, le reti di comunicazione e le tecniche di digitalizzazione si sono radicate anche nelle pubbliche amministrazioni, c’è chi continua a vedere tutto questo come una minaccia (rifiutando di aderire e collaborare) e chi invece pensa che sia una grande opportunità da cogliere a vantaggio delle comunità di appartenenza. A ben vedere, ogni burocrazia è “figlia” del proprio tempo e riflette la cultura della propria epoca. E quindi anche in questo 21° secolo, con tutte le incognite planetarie che lo stanno caratterizzando, a qualunque livello la burocrazia deve trovare la via per crescere e per rispondere alle esigenze della popolazione: che sia questo livello di dimensione globale, nazionale, regionale o locale, poco importa. Di sicuro c’è solo che non può essere la stessa del passato. Bisogna in sostanza “umanizzare” le tecnologie digitali e metterle a disposizione dei cittadini di ogni classe ed età. In particolare per quanto riguarda la crescente domanda di partecipazione alla vita politica.
L’avvento di Internet prima e dei social media poi ha permesso ad una massa crescente di popolazione l’accesso a informazioni che prima non aveva o che poteva ottenere con molta difficoltà. Questo ha permesso la nascita di molti movimenti civici di cittadini che man mano stanno imparando come, quando e in che modo vengono prese le decisioni che li riguardano. La convergenza e l’unione delle competenze individuali poi mette in grado questi movimenti di chiedere spiegazioni e avanzare proposte, alle quali sia la parte politica che la parte burocratica dell’amministrazione pubblica, sono tenute a rispondere. In sostanza, nella stragrande maggioranza delle amministrazioni legate alle vecchie modalità di governo. La domanda di partecipazione viene percepita come una minaccia. E mentre questa domanda si fa sempre più forte, quella parte politica che è ormai rappresentata solo da personaggi incompetenti e impreparati, non può far altro che “aggrapparsi” alla parte burocratica, che a sua volta va in sovraccarico: ad un certo punto l’intera amministrazione non sa più che cosa fare e quali decisioni prendere. Il risultato è la paralisi amministrativa pressoché totale e automaticamente la frustrazione dei cittadini cresce sempre di più. Altre amministrazioni pubbliche invece hanno pensato bene di interpretare questa domanda crescente di partecipazione come una grande opportunità. Queste amministrazioni cercano di valorizzare le disponibilità e le energie delle persone e delle comunità che desiderano avere più controllo sulle loro vite e migliorare le strutture e i servizi pubblici a vantaggio di tutti. Il risultato in quest’altro caso è che c’è un legame diretto tra la creatività della burocrazia diviene il successo di una città. Ed è proprio questa idea della città come casa comune o “comunione urbana” gestita congiuntamente, che sta guadagnando consenso e voglia di imitazione. È la terza via del bene comune che scavalca e mette in disparte la vecchia contrapposizione tra pubblico e privato. Ma come si fa a passare da un sistema all’altro e quali esempi si possono seguire?
In primo luogo i burocrati hanno bisogno di recuperare il loro vero ruolo: non più persone in carriera (o svogliati soggetti che pensano solo al giorno della loro pensione) che non badano affatto ai risultati che raggiungono con il loro lavoro: servono persone in grado si assumersi la piena responsabilità nel trovare soluzioni amministrative ai problemi che quotidianamente si trovano di fronte. La motivazione è la caratteristica fondamentale. In secondo luogo i cittadini vengono coinvolti come parte attiva dei processi decisionali e diventano essi stessi i risolutori di problemi vecchi e apparentemente intrattabili. La capacità di ascolto è un’altra caratteristica fondamentale perché quello prospettato con il contributo dei cittadini è un vero e proprio “servizio pubblico integrativo” dove le soluzioni prospettate devono essere effettivamente innovative e creative. In terzo luogo, queste iniziative devono essere dotate anche di spazi fisici e di spazi virtuali permanenti dove operare, compresi le risorse economiche e le umane adatte allo scopo (altre persone molto motivate). Le due iniziative che stanno avendo il maggior successo da questi tre punti di vista sono sicuramente il MindLab di Copenhagen (https://mindlab.au.dk) recentemente ristrutturato dopo vent’anni di attività dal governo della Danimarca al fine di potenziarlo, e la londinese NESTA (https://www.nesta.org.uk). Questa seconda organizzazione, tra l’altro, sostiene la crescita di innovazioni che mobilitano il tempo e i talenti degli anziani per affiancare i servizi pubblici nella formazione di insegnanti volontari nelle scuole.
In quarto luogo bisogna far utilizzare e “movimentare” i dati pubblici direttamente dai cittadini, anche per consentire di far risparmiare denaro alle amministrazioni. Questa iniziativa sta diventando ormai un movimento a livello mondiale che è partito dal progetto “Apps for Democracy” di Washington, la capitale degli USA (https://isl.co/work/apps-for-democracy-contest). A sua volta l’olandese “Civil Servant 2.0” affronta e discute dell’uso dei social media nel servizio pubblico. I valori sviluppati con questa iniziativa si basano sull’utente come produttore di soluzioni, utilizzando strumenti come la “saggezza della folla” e le nozioni di crowdsourcing (ricerche fatte dalla folla (www.opengovpartnership.org/members/netherlands). Il progetto di Calgary, in Canada, invece si è concentrato su intenti e principi che incoraggiando i funzionari pubblici a concentrarsi sullo spirito piuttosto che sulla lettera di una legge o di una regola. Calgary ha riconosciuto che convincere le persone a rispettare le norme richiede strumenti diversi e personale con competenze diverse rispetto a quelle che normalmente si trovano negli uffici. Piuttosto che controllare azioni o comportamenti, si incoraggiano nuovi comportamenti attraverso il coinvolgimento nella creazione di leggi e un sistema di ricompense in modo che diventi autoregolante: ad esempio, con la creazione di nuovi statuti e regolamenti.
Non da ultimo per ordine di importanza, dobbiamo citare la creatività di Antanas Mockus (foto di apertura), il visionario ex sindaco di Bogotà (capitale della Colombia) rieletto dai suoi concittadini per due volte tra il 1995 e il 2003, in un contesto caratterizzato da povertà e violenza. Ricorrendo alla creatività di un artista piuttosto che alle scartoffie burocratiche, a suo tempo assunse 420 attori-mimi per prendere in giro alcune trasgressioni molto diffuse tra la popolazione. Il Sindaco riteneva che i colombiani avessero più paura di essere ridicolizzati che essere multati e quindi mandò in giro per la città gli attori-mimi al posto dei vigili urbani per esibire agli automobilisti dei “cartellini rossi” e “cartellini bianchi”, come gli arbitri di calcio, a seconda se violavano o rispettavano il codice della strada. Con la stessa filosofia e con un apposito happening artistico ha scambiato le pistole vere e letali dei genitori, che capitavano spesso pericolosamente in mano ai loro bambini, con delle pistole giocattolo.
Ha costituito poi anche delle serate “al femminile” incoraggiando uomini e mariti a rimanere a casa e ad occuparsi dei loro bambini. Con tali idee Mockus ha riportato un senso di responsabilità civile nei cittadini ed ha ottenuto i seguenti risultati: il tasso di omicidi è diminuito del 33% durante il suo mandato e le vittime del traffico veicolare si sono ridotte del 50%. Sono stati formati 7.000 gruppi di sicurezza della comunità e più di 63.000 persone hanno pagato volontariamente il 10% in più di tasse per sostenere le sue politiche. Grazie anche a queste esperienze è nato anche un Festival internazionale della burocrazia creativa che quest’anno si terrà dal 13 al 17 settembre (https://creativebureaucracy.org).
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