Quello che si vede nella foto di apertura è il reattore a fusione nucleare che è in costruzione dal 2007 presso il Centro di ricerca nucleare di Cadarache, nel sud della Francia. Allo stato attuale, sostanzialmente, non altro che una “bufala” tecnologica, che dovrebbe produrre energia pulita sulla Terra copiando come funzionano il sole e tutte le altre stelle dell’universo. Sono sessant’anni che va avanti questa storia e probabilmente ce ne vorranno almeno altri quaranta per determinare la fine di un’ulteriore avventura senza senso. Nel frattempo si sprecheranno altre montagne di soldi per tentare di avere la brutta copia di un reattore a fusione che esiste già (il sole, per l’appunto), dal quale possiamo ricavare tutta l’energia rinnovabile che vogliamo e che continuerà a funzionare ancora, senza alcuna manutenzione e senza produrre pericolose scorie, per i prossimi milioni di anni. Già nel 1960, si disse che la tecnologia della fusione nucleare (concettualmente diversa dalla fissione nucleare che dovrebbe sostituire i reattori attualmenti esistenti nel mondo) sarebbe diventata realtà appena dieci anni dopo; ma nel 1970 fu detto che il primo reattore del genere sarebbe entrato in funzione nel 1990. Vent’anni dopo altro rinvio al 2020 ed oggi ci dicono che l’impianto di Cadarache sarà pronto per il 2040, ma con una scommessa ancora più grande: quella di produrre un’energia pulita e amica del clima. Infatti, con la promessa dei reattori di quarta generazione (che oggi esistono solo come prototipi) l’industria nucleare sta usando la crisi del cambiamento climatico come scusa per mantenere e possibilmente espandere ulteriormente i suoi pericolosi interessi, anche se fino ad oggi non è stata in grado di dimostrare che la precedente scommessa, i reattori a fissione di terza generazione, è stata vinta. Dimostriamo noi invece con questa breve inchiesta, che in realtà l’industria nucleare mondiale queste scommesse, sia quella attuale che quella prossima futura, le ha già perse con moltissime perdite, così come avviene fin dall’inizio di questa pericolossima avventura.
Dopo la catastrofe di Chernobyl la costruzione di nuovi reattori nucleari nel mondo si è praticamente fermata perché finalmente ci si è accorti che, oltre al pericolo di altri gravi incidenti (come poi è avvenuto l’11 marzo 2011 a Fukushima in Giappone), questo modo di produrre energia elettrica non è altro che un paravento per coprire il nucleare militare (le bombe atomiche) e che senza imponenti sussidi statali la produzione sarebbe sistematicamente in perdita. Dopo 15 anni in cui in Europa non è stato ordinato nessun nuovo reattore, in Finlandia, presso l’impianto di Olkiluoto, nell’agosto del 2005, è stata avviata la costruzione di un terzo reattore con tecnologia franco-tedesca (EPR) che doveva rappresentare la fattibilità della terza generazione avanzata dei reattori nucleari di tutto il mondo. La costruzione di quel reattore fu commissionata da un consorzio di imprese (il TVO) con l’appoggio dell’allora governo finlandese. Il costo iniziale era previsto in 3,2 miliardi di euro senza contare le altre spese per le strutture logistiche: la consegna dell’impianto era prevista per il 2009. Neppure 5 anni dopo la spesa era salita a 5,3 miliardi di euro e la data per la conclusione dei lavori spostata in avanti di cinque anni (2014). Nel 2017 i costi di realizzazione, quindi senza considerare quelli di progettazione, erano saliti a 8,5 miliardi di euro. Nel 2019 fu detto che sarebbe entrato in funzione quest’anno: stiamo ancora aspettando. Non pago della figuraccia che si stava già prospettando il consorzio TVO, sempre con l’approvazione del governo finlandese allora in carica, nel 2010 avviò l’ordinazione anche del quarto reattore di Olkiluoto. Nel 2015 però, con la scusa che erano passati i 5 anni dell’impegno assunto precedentemente, il permesso per la costruzione di questo ulteriore impianto non è stato richiesto e la cosa è morta lì.
La stessa fine ha fatto anche il secondo reattore EPR di terza generazione avanzata (definita in gergo generazione III+) la cui costruzione è iniziata molti anni fa presso l’impianto nucleare di Flamanville, nella Bassa Normandia, in Francia. L’ultimazione dei lavori era prevista nel 2014 ad un costo di 5 milioni di euro (la stessa cifra aggiornata in quell’anno per Olkiluoto). Da fonti francesi di settore si apprende però che il costo è salito nel frattempo a quasi 11 miliardi di euro e la data di inizio dell’attività non è stata ancora annunciata. Questa sarebbe l’energia “amica del clima”, ma per fortuna, come stiamo dimostrando su questo sito, ormai ci sono in giro per il mondo opzioni più veloci, significativamente più economiche e molto meno pericolose.
A livello globale, le energie rinnovabili (fotovoltaiche, eoliche, geotermiche, idroelettriche, ecc.) sono ormai molto più economiche non solo rispetto alla futura e “nuova” energia nucleare, ma anche rispetto alle centrali a carbone, a gas e ai reattori nucleari attualmente in funzione. Non lo diciamo noi ma l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili. In Nord Africa e nella penisola arabica, gli impianti solari su larga scala già forniscono elettricità a meno di due centesimi di dollaro per chilowattora. Anche in Germania, che di norma ha meno giornate l’anno piene di sole come nei paesi mediterranei e arabici, un chilowattora di energia solare può essere generata per poco più di quattro centesimi di dollaro. Nelle regioni ventose dell’emisfero settentrionale il costo è ormai di appena tre centesimi di dollaro per chilowattora. Questi risultati, tra l’altro, sono stati raggiunti con investimenti di gran lunga inferiori a quelli che occorrerebbero per la presunta energia nucleare del futuro. Con l’arrivo di ulteriori innovazioni tecnologiche (per esempio lo stoccaggio dell’elettricità prodotta in eccesso delle fonti rinnovabili) i costi di investimento sull’energia pulita scenderanno ancora di più. A decretare la fine di questa ennesima avventura ci sta pensando la consapevolezza ecologica che sta crescendo sempre di più soprattutto nelle nuove generazioni: le stesse che stanno invocando il raggiungimento rapido a livello globale di ambiziosi obiettivi rispetto all’emergenza climatica in corso. Oggi non è più possibile creare dei falsi miti per continuare a rubare il futuro ai nostri giovani.
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