Se c’è un servizio pubblico che può definirsi in assoluto “essenziale”, in quanto indispensabile per ogni essere vivente, questo è senza dubbio quello idrico. In particolare per gli esseri umani. Non esisterebbero né la salute pubblica, né quella personale e in ultima analisi neppure le economie nazionali e locali, senza adeguati sistemi di approvvigionamento di acqua potabile, di fognatura e di trattamento dei reflui. Questi ultimi a loro volta condizionano anche la qualità delle acque da pesca (oceani, mari, laghi e fiumi) e la qualità del nostro ambiente in generale. Non c’è alcun dubbio quindi che quello idrico è di gran lunga il più importante dei nostri beni comuni e che ha bisogno di gestioni orientate esclusivamente ad un interesse collettivo. Eppure ancora oggi circa 770 milioni di persone (oltre il 10% della popolazione mondiale) non ha accesso all’acqua potabile, quelle che sono prive di servizi igienici sicuri sono 2,5 miliardi (il 30% del totale attuale), mentre sono 3,5 milioni le persone che ogni anno muoiono per malattie legate all’acqua: quasi 10mila individui al giorno (soprattutto bambini), 400 all’ora, tra le 6 e le 7 esseri umani al minuto.
Di converso nei mesi scorsi la società Veolia, il colosso internazionale francese dell’acqua e dei rifiuti, ha trovato l’accordo con la sua presunta concorrente Suez, altro colosso francese nei medesimi settori, per realizzare una fusione societaria che comporterebbe un fatturato iniziale di 37 miliardi di dollari l’anno: cioè ricavando in media 5 dollari da ogni persona esistente attualmente sulla faccia della Terra. Il nuovo gruppo è stato presentato come un “campione mondiale della green economy” mentre il governo francese, che è anche il principale azionista di Suez, ha detto che la fusione si può fare. Anche se così in realtà si creerà il più pericoloso monopolio globale esistente al mondo in questo delicato settore e proprio mentre le risorse idriche sono sotto fortissima pressione a causa dei cambiamenti climatici in corso. La notizia è da rimarcare anche per il fatto che la fusione è stata annunciata mentre ancora imperversa la pandemia da Covid 19 che, a causa delle necessità di prevenzione individuali (tipo quella di lavarsi spesso mani e viso), sono state indicate come le migliori possibili per prevenire la diffusione del contagio. L’esasperazione della crisi indotta dalla pandemia inoltre sta facendo mancare ad ulteriori larghe fasce di popolazione quelle risorse economiche necessarie per pagare, tra gli altri, proprio il servizio idrico e quindi non è chiaro come i due colossi francesi intendano raggiungere i loro scopi affaristici.
A rendere ancora più inquietante questo quadro globale c’è il fatto che alle due multinazionali interessate alla fusione è associata una lunga scia di violazioni in tutto il mondo dei diritti umani, di devastazioni della democrazia (soprattutto delle amministrazioni locali) e di gravi compromissioni della risorsa nel suo complesso. Stiamo parlando di un mondo dove, in nome delle privatizzazioni a tutti i costi, sono le persone e le loro amministrazioni locali che sono state costrette a rispondere sistematicamente alle richieste delle corporazioni, mentre in un vero sistema democratico dovrebbe succedere il contrario. In sostanza le persone e i loro diritti universali sono state prese in ostaggio dalla politica, per poi essere consegnate agli interessi dell’economia e da questa al sistema finanziario internazionale. Questo ovviamente è avvenuto e avviene grazie al fondamentale consenso e alla disponibilità di quella parte politica che antepone sistematicamente i propri interessi personali a quelli della propria comunità. In Italia, vedi il recente caso “Girgenti Acque” in Sicilia, la corruzione sulla gestione dei servizi idrici è una costante che dura da oltre due secoli. In quella Regione anni fa fu creata una società, Sicilacque, per fornire acqua all’intero territorio regionale: il proprietario di fatto della società è proprio Veolia. Questo è il punto fondamentale che in pochi conoscono: come è avvenuta la presa in ostaggio delle persone da parte della politica che le ha poi consegnate all’economia e alla finanza?
Per non essere generici e lanciare vaghe accuse a vanvera prendiamo il caso della gestione del servizio idrico nella provincia in cui viviamo (Latina, in Italia), dove il servizio idrico è stato affidato quasi 20 anni fa ad una società mista pubblico-privata le cui azioni sono detenute al 51% da un socio pubblico (i Comuni della zona) e al 49% da un socio privato: Veolia, per l’appunto. Avendo il socio pubblico in mano la maggioranza delle quote societarie, si potrebbe pensare che sia soprattutto questa componente a far prevalere le proprie decisioni nella gestione dell’azienda. Invece nello statuto societario, il documento che governa l’esistenza della società stessa, è stato inserito un articolo in base al quale qualsiasi decisione dell’assemblea dei soci deve essere approvata con i 2/3 (due/terzi) del capitale rappresentato e presente durante la votazione. Significa in sostanza che senza l’ok del privato, il socio pubblico non può decidere nulla e quindi prevale sempre la posizione di chi difende propri interessi aziendali (legittimi, per carità) rispetto a chi difende (ammesso che lo faccia) gli interessi collettivi. I Sindaci dei Comuni interessati quindi si trovano a svolgere un quadruplo ruolo auto-paralizzante: 1) committenti del servizio; 2) utenti del servizio stesso; 3) controllori della gestione; 4) azionisti della società di gestione senza reale potere di voto. Intrappolati in questo meccanismo i Sindaci non solo non riescono a decidere nulla a favore dei loro cittadini, ma di fatto non contano e non controllano proprio nulla: in particolare la gestione finanziaria della società.
E qui entra in gioco un altro meccanismo che spiega come avviene l’ultimo passaggio: dalla politica al sistema finanziario internazionale. Al fine di ottenere il mutuo che il socio privato si era impegnato a garantire per realizzare gli investimenti quando si era aggiudicato il servizio (nel 2002), alcuni Comuni hanno dato in pegno le loro quote societarie alla banca finanziatrice. In pratica è la banca che detiene il controllo su più dei 2/3 delle azioni della società pubblico-privata, ad essere il vero “padrone” del servizio idrico nella Provincia di Latina. Nel frattempo però questa banca è fallita a causa della quantità enorme dei prodotti finanziari derivati e tossici che c’erano nel suo bilancio ed è stata nazionalizzata dal governo tedesco. Il contratto di finanziamento però è rimasto lo stesso e quindi con le bollette degli utenti attualmente si stanno pagando anche le speculazioni finanziarie che sono state costruite sopra al mutuo iniziale: quello stesso finanziamento che doveva servire a migliorare e potenziare un servizio che invece ora sta peggiorando di anno in anno. Per garantire la scommessa infatti vengono sistematicamente aumentate le tariffe applicate annualmente agli utenti, ma in questo modo aumentano progressivamente le utenze che non ce la fanno a pagare, innescando così il meccanismo sempre più penalizzante per i cittadini. E’ il meccanismo ben noto della “morosità incolpevole”. E se questo stava e sta accadendo in tempi normali in Italia, cioè in un paese che fa parte del cosiddetto G8, possiamo facilmente estendere la stessa valutazione su scala globale e attualizzarla al tempo del Covid 19. I bilanci delle multinazionali dell’acqua stanno registrando tutti una caduta in picchiata e con essi ci finiranno anche quelli che potremmo definire “i sequestratori dei beni comuni”.
I servizi idrici e igienico-sanitari devono tornare ad essere a disposizione di ognuno in modo sicuro, affidabile, acquistabile, accessibile e, soprattutto, democratico. Attraverso un apposito referendum, esattamente 10 anni fa in Italia i cittadini hanno detto che con la nostra acqua non ci si possono realizzare profitti e quindi i loro interessi le multinazionali se li debbono andare a cercare altrove e non di certo con il principale dei diritti umani. Paradossalmente il Covid 19 ha evidenziato ancora una volta la centralità dei servizi idrici ed ha ridato vita a questa fondamentale opzione che insieme alla politica liberata dalla corruzione e dal malaffare, può dare un nuovo slancio anche alle nostre malandate democrazie.
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