Fare ciò che è meglio per la comunità piuttosto che ciò che è meglio per se stessi, sarà il principale criterio di selezione della futura classe politica. Questo vale sia a livello locale che su scala globale. Sul pianeta Terra oggi otto persone possiedono una quantità di ricchezza materiale pari e superiore alla metà più povera del genere umano. Per mantenere in piedi questa che è la peggiore delle insostenibilità possibili e immaginabili, abbiamo creato anche tutte le altre crisi sociali e ambientali che contraddistinguono la nostra epoca. Solo la politica può tirarci fuori da questo colossale pasticcio, ma non possiamo di certo affidarci a quella stessa politica che questo pasticcio lo ha creato e che in molti casi continua a difenderlo. Questa politica ha barattato la democrazia e la libertà con una crescita economica infinita che prima o poi ci avrebbe reso tutti ricchi. Ma come si fa a realizzare una crescita economica infinita su un pianeta finito e attravesro il saccheggio di risorse naturali limitate (che ormai si stanno esaurendo) nessuno lo ha mai spiegato, nè mai ce lo spiegherà, perchè una spiegazione non esiste. In realtà, come ha spiegato il sociologo polacco di origini ebraiche Zygmunt Bauman è stato imposto all’umanità intera un falso concetto di libertà che poi è diventato dominante nella nostra epoca: la libertà di consumare. Siamo stati convinti che la crescita economica basata sui consumi infiniti ci avrebbe reso liberi e felici. Dunque l’obiettivo di raggiungere prima la sicurezza e poi l’affermazione economica, anche a scapito degli altri esseri umani e dell’ambiente, è stato spacciato e viene ancora oggi considerato come l’unica forma di libertà a cui possiamo aspirare.
Non a caso la parola “libertà” è la più abusata dagli spacciatori di falsità per occultare il pasticcio planetario che hanno combinato. Oggi comunque, anche a causa della pandemia in corso, si scopre che tutto questo era ed è un gigantesco bluff che ha cancellato per miliardi di persone i diritti umani fondamentali di avere una vita dignitosa, di avere relazioni sociali alla pari nella propria comunità e di avere accesso illimitato alle ricchezze della Natura. E allora come si risolve quello che potremmo considerare il più grande paradosso che il genere umano abbia mai affrontato, cioè quello dell’insostenibilità della coesistenza delle otto persone straricche e di mezza umanità relegata alla povertà? Molte risposte le abbiamo già date su questo sito, ma ci sono ancora moltissime idee concrete da mettere in campo: infatti, continueremo ad occuparcene anche con altri articoli. Come sempre andiamo a caccia di buone idee e di utopie concrete.
La prima cosa che la nuova classe politica dovrà fare sarà quella di dare alla Natura dei diritti legali, come già avvenuto per gli esseri umani e (in parte) per gli animali. Da sempre il falso concetto di libertà legato al consumo ha attribuito a colei che ci dà da mangiare e bere, che ci fornisce le materie prime per vestirci e per curarci, che ci permette di ammirare paesaggi incantevoli, ecc., solo dei doveri. Questo riconoscimento va introdotto nella Costituzione di ogni nazione sovrana e non con una normale legge ordinaria: dove è stato fatto, non ha mai funzionato. Ancora oggi un albero o una foresta vengono considerati una proprietà di qualcuno che può farne quello che gli pare e piace (quasi sempre distruggendo). Anche se quell’albero e quella foresta assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera e producono allo stesso tempo ossigeno, materiali e biodiversità che vanno a vantaggio di tutti. Questi vantaggi collettivi non possono essere considerati e misurati come una proprietà. Danneggiare gli ecosistemi quindi diventerebbe una violazione dei diritti della Natura che sono le basi sulle quali si fondano tutti gli altri diritti riconosciuti agli esseri viventi. Per mezzo di un referendum popolare del settembre 2008 l‘Ecuador è stato il primo paese al mondo a riconoscere i diritti della Natura nella sua Costituzione. Nella legge ecuadoriana oggi viene riconoscono che la Natura in tutte le sue forme di vita ha il diritto di esistere, persistere, mantenere e rigenerare i suoi cicli vitali. Le persone hanno l’autorità legale per far rispettare questi diritti per conto degli ecosistemi e gli stessi ecosistemi possono essere nominati come parti lese (che hanno subito una ingiustizia) nelle cause giudiziarie.
Il rispetto di questi diritti è stato il primo grande riconoscimento delle culture indigene di tutto il mondo e delle loro tradizioni di vivere in armonia con la Natura. Questo è stato anche il primo grande passo per l’umanità verso un cambio di paradigma che dovrà essere adottato da tutte le nazioni del mondo: sul tema è nata una influente organizzazione mondiale (GARN – Global Alliance for the Rights of Nature) che si occupa proprio di far modificare le Costituzioni di ogni Stato. L’esempio dell’Ecuador ad oggi è stato seguito solo dalla Bolivia, dalla Nuova Zelanda e dall’India. Tranne quest’ultimo, i paesi maggiormente responsabili dei cambiamenti climatici e delle diseguaglianze economiche globali rappresentate dal paradosso delle otto e mezza, si sono guardati bene dall’introdurre una legislazione simile nelle loro Costituzioni. Le cose però negli ultimi tempi stanno cambiando e anche molto velocemente. Sarà la nuova futura classe politica che dovrà imporre l’accelerazione definitiva e speriamo che questo accada il prima possibile. Ne riparleremo presto con altri esempi.
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