La sfida globale per affrontate e risolvere contemporaneamente i problemi della povertà, quello dei cambiamenti climatici e quello della crisi economica, sta producendo i primi risultati. Le idee e i progetti si moltiplicano giorno dopo giorno e quelli che si stanno sviluppando intorno ai concetti dei “crediti di carbonio” e del “crowdfarming” sono sicuramente tra i più avanzati e degni di attenzione, anche per i decisori politici. Questo articolo spiega come si possono ottenere redditi interessanti e duraturi dall’unificazione e l’implementazione dei questi due concetti.
Quello dei crediti di carbonio è sostanzialmente un mercato volontario al quale le aziende, le istituzioni e anche singoli individui possono ricorrere per compensare le emissioni che stanno alterando il nostro clima e che non possono e non si riescono a ridurre con le proprie attività. La compensazione avviene sostanzialmente con la piantumazione di alberi che con la loro crescita sequestrano e immagazzinano il carbonio in eccesso e altri inquinanti presenti nell’atmosfera. Chi lo desidera, anche per evidenti ritorni d’immagine (molte grandi aziende si stanno inserendo in questo mercato per tale motivo), può acquistare questi crediti di carbonio in base ai progetti che vengono sviluppati da società specializzate: un credito certificato corrisponde all’avvenuto sequestro, stoccaggio ed eliminazione di una tonnellata equivalente di CO2 dall’atmosfera.
Il “crowdfarming” (evidentemente ispirato dal crowdfunding – micro finanziamenti dal basso o finanziamento diffuso) invece permette il contatto diretto tra agricoltori e consumatori per accorciare la filiera dei prodotti agricoli, rendere più trasparenti le modalità di coltivazione e condividere le scelte produttive. In sostanza è una sorta di adozione a distanza di alveari, di alberi da frutta, di animali da allevamento e di singoli appezzamenti di terreno, dove saranno prodotti dal coltivatore ciò che ha prenotato per tempo il consumatore. Il lancio di questa idea è avvenuta con la piattaforma internazionale Crowdfarming.com che attualmente offre una buona copertura in alcuni paesi europei e una panoramica sulle possibili collaborazioni che si potrebbero realizzare a livello locale. Queste le premesse.
Recentemente sono sorte anche piattaforme internazionali, ad esempio Greenstand, che consentono ai coltivatori di tutto il mondo, anche senza alcuna esperienza, di piantare alberi e scattare periodicamente delle foto georeferenziate per documentare l’attecchimento e la crescita delle piante. La piattaforma poi verifica chi è il responsabile della piantumazione (per evitare l’intrusione dei soliti furbi) e il “guadagno ecologico” complessivo così ottenuto, convertendolo tale guadagno in crediti. Con una semplice applicazione poi i consumatori, i donatori e gli investitori possono effettuare lo scambio di compensazione, dando un valore economico all’investimento sia con l’acquisto dei crediti che con l’eventuale successiva vendita. L’investimento comunque può rimanere anche una semplice donazione: ad esempio da parte di genitori che vogliono donare ai figli la piantumazione di alberi che diventeranno adulti insieme a loro.
Queste piattaforme e le relative tecnologie sono ormai mature e quindi possono essere utilizzate in abbinamento (questa è l’idea che proponiamo con questo articolo) sia per il contrasto e la mitigazione dei cambiamenti climatici che produrre cibo a livello locale, biologico e con varietà autoctone. Del resto di terreni abbandonati e incolti in giro per il mondo ce ne sono tantissimi, anche di proprietà pubblica: ad esempio in Italia, che ha un territorio molto delicato dal punto di vista idro-geologico, dal confronto degli ultimi censimenti agricoli risulta che la disponibilità potrebbe raggiungere anche un miliardo di ettari. Dunque il concetto dei crediti di carbonio potrebbe essere esteso, per restare nell’esempio italiano, per realizzare nuovi uliveti, frutteti e altre piante da reddito (ma anche per legnami di arredo e per costruzioni edilizie) che insieme alla cattura del carbonio atmosferico potranno produrre dell’ottimo olio di oliva biologico per i residenti della zona disposti ad acquistarli con dei micro pagamenti periodici. Si otterrebbero così tre valorizzazioni con una sola scelta: a favore dell’ambiente e del pianeta, a favore dei territori agricoli e a favore dell’economia locale, con l’incremento del turismo. Una pianificazione del genere potrebbe essere realizzata facilmente in ogni Comune. Bisogna solo chiedere al Sindaco cosa ne pensa e cosa intende fare a tal proposito e in base alla risposta, agire di conseguenza.