Le risorse per battere la crisi (economica, ambientale, sociale ed occupazionale) ci sono: basta non buttarli più al vento e spenderli in modo intelligente ed efficiente a favore delle persone e dell’ambiente. Si tratta di fermare la follia in corso. Quanto ci costa? Nulla. Anzi ci si guadagna una fortuna: il futuro. Partiamo da un dato. Negli ultimi dieci anni in Italia si sono persi quasi 5 milioni di ettari di terreno coltivabile, in gran parte perché abbandonato, mentre con la “Nature Economy” stiamo dimostrando da queste pagine che ormai gran parte degli attuali prodotti industriali possono essere sostituiti con materie prime di origine vegetale. Un’autentica rivoluzione è dunque alle porte, come da tempo spieghiamo su Acqua & Sapone e l’Italia ha enormi potenzialità. Come si fa a farle venir fuori e vincere la sfida? Intanto avendo ben chiara la situazione di assoluta insostenibilità della nostra economia, improntata ad un modello che sfianca ambiente, persone e risorse. Poi riallocando in modo corretto la ricchezza che comunque produciamo già.
I NUMERI DICONO CHE I SOLDI CI SONO
I numeri ci aiutano a capire. Il Pil dell’Italia (Prodotto Interno Lordo – cioè la ricchezza prodotta ogni anno) nonostante la crisi in corso è di circa 1.600 miliardi di euro. Questa ricchezza è prodotta da chi attualmente ha un lavoro: gli italiani occupati sono circa 22,5 milioni di persone. Altre circa 7 milioni e mezzo sono in età lavorativa (20 – 64 anni), ma per i motivi più disparati non trovano una occupazione. Poniamoci una domanda che pare ancora nessuno si sia mai posto: quanto costerebbe dare uno stipendio dignitoso a tutti i 30 milioni di potenziali occupati nel nostro Paese?
1.115 miliardi di euro l’anno. Una somma che ricaviamo ipotizzando stipendi con tredicesima e quattordicesima, contributi e tasse, nei vari livelli e carriere dal semplice operaio, all’impiegato al quadro fino all’alto dirigente. I calcoli in dettaglio sono nel riquadro qui sotto. In soldoni, basterebbe il 70% di quanto già produciamo e di tutte le risorse che mettiamo in circolo ogni anno per dare stipendi medi mensili, dai 1.500 ai 10mila euro netti, ai 30 milioni di italiani in età lavorativa. E ci sarebbero pure i soldi per pagare la pensione agli anziani. Dunque sulla carta le risorse ci sarebbero.
QUALI LAVORI FARE?
Cosa gli facciamo fare a chi oggi non lavora e dove troviamo le risorse economiche che sembra non esistano? Basta intanto riallocare le nostre uscite verso spese realmente produttive, cosiddette ad alta intensità di lavoro, dove cioè l’opera dell’uomo è prevalente sui quattrini e sulle macchine: lavori agricoli, manutenzione del territorio, prevenzione di disastri e calamità naturali, prevenzione sanitaria, ripristino della bellezza del nostro paesaggio e dei nostri immensi tesori culturali ed architettonici, ristrutturazione energetica, antisismica e geologica dell’enorme patrimonio abitativo, sistemi di trasporto intermodali efficienti, riconversioni industriali con il criterio “zero rifiuti” e così via. Praticamente, tantissimo lavoro accessibile ed utile a tutti, con professionalità di ogni tipo, si può creare già solo mettendo mano seriamente alle principali emergenze, prevedibili, spesso strumentali e utili a certe lobby e che attanagliano l’economia nazionale. In un colpo solo, si dà lavoro e si riparano enormi guasti del sistema.
PRIORITÀ AI LAVORI DOVE AL CENTRO C’È LA PERSONA
Al contempo vanno eliminate le spese di investimento prettamente speculative, cosiddette ad alta intensità di capitale, quelle cioè dove la base sono i soldi e i grossi impianti: un posto di lavoro per costruire e gestire una centrale nucleare costa tanto quanto 100 posti di lavoro nelle energie alternative; 1 posto di lavoro per costruire e gestire un termoinceneritore costa tanto quanto 20 posti di lavoro nella raccolta differenziata con il sistema porta a porta e via dicendo. Infine, vanno portate al minimo le spese che comportano l’uso e lo spreco di risorse limitate ed in fase di esaurimento, cosiddette ad alta intensità di energia. Spese che invece attualmente sono largamente impiegate per sostenere la follia rappresentata dall’attuale modello economico e dall’attuale gestione della ricchezza nazionale. Una cifra, senza perderci in tanti numeri, rende l’idea: 720 miliardi di euro l’anno se ne vanno in Italia tra interessi sul debito pubblico in mano agli speculatori finanziari, corruzione, combustibili fossili ormai superati, discariche, inceneritori, sussidi alle energie sporche, mancata prevenzione sanitaria e frodi sanitarie, sperperi, evasione fiscale, calamità naturali, importazioni di alimenti che potremmo produrre noi e che in buona parte nemmeno consumiamo… In sostanza, basta smetterla di gettare al vento (o nelle tasche dei soliti noti) la ricchezza che ogni anno esprimono gli italiani con il loro lavoro.
I conti… e ci avanza pure un tesoretto!
Da dove viene fuori il totale di 1.115 miliardi di euro per pagare tutti i 30 milioni di italiani in età lavorativa che abbiamo stimato? Facciamo un’ipotesi di calcolo che include un costo per le materie prime e per l’energia prodotte interamente nel nostro Paese: 65% di occupati considerando dal primo al quarto livello di qualifica professionale, con uno stipendio medio netto di 1.500 euro al mese per 14 mensilità + imposte dirette sul reddito da lavoro con aliquota al 33%. Poi aggiungiamo lo stipendio medio netto 2.500 euro/mese per 14 mensilità + imposte dirette aliquota 40% per un 20% di occupati (dal quinto al sesto livello qualifica). A questi sommiamo la paga per quel 10% di occupati del 7° livello con stipendio medio netto 5.000 euro/mese per 14 mensilità + imposte dirette aliquota 50%. Infine, per il 5% delle persone con lavoro da dirigente (ottavo livello e oltre) aggiungiamo uno stipendio medio netto 10.000 euro/mese per 14 mensilità + imposte dirette aliquota 50%. Da qui derivano quei mille e 115 miliardi di euro (di cui quasi 500 miliardi sono imposte dirette su redditi da lavoro) per pagare dignitosamente tutti gli attuali potenziali occupati italiani. Aggiungiamo 250-300 miliardi che servono a pagare la pensioni ai nostri anziani e arriviamo a circa il 90% del PIL. Dunque i soldi sulla carta ci sarebbero.
E ci avanza pure un bel tesoretto.