La politica basata sull’interesse nazionale è dura morire, contrariamente a quanto accade a tante persone che continuano a finire in terapia intensiva (nella foto di apertura, una manifestazione negazionista e nazista in Germania). La pantomima sui vaccini che è in corso da alcune settimane tra i vari governi nazionali (casi Astra Zeneca e Sputnik, in particolare) sta dimostrando ancora una volta che, ad oltre un anno di distanza dall’inizio dell’emergenza sanitaria da Covid 19, è completamente assente qualsiasi coordinamento politico internazionale per risolverla una volta per tutte. E’ come se il coronavirus fosse stato dotato di un passaporto identificativo diverso per ogni nazione, malgrado si sia già diffuso e continua a diffondersi ad una velocità impressionante ormai in quasi tutto il mondo. Per questo motivo i singoli governi, al fine di ottenere e/o mantenere consenso elettorale, continuano a mettere al primo posto i propri interessi, senza alcuna visione strategica globale. Anzi, per estremo paradosso si può dire che siamo di fronte alla prima vera globalizzazione, ma al contrario rispetto a ciò che si è pensato finora: mentre tutti i governi dovrebbero mettere in campo le medesime azioni condivise e riscontrabili su ciò che si fa o non si fa, invece ognuno agisce un po’ come gli pare, magari con misure contradditorie rispetto a ciò che decidono gli altri. All’interno dei singoli stati poi, dove le Regioni hanno altri poteri decisionali autonomi, è anche peggio. Mantenendo la propria ferrea tradizione in tal senso, l’Italia si è collocata ancora una volta ai vertici di questa poco edificante classifica, grazie alle sue caratteristiche, tradizionali, interminabili e stucchevoli lotte tra fazioni politiche opposte, anche se casualmente oggi si trovano insieme al governo. Insomma tutti continuano ad agire in ordine sparso, convinti che una volta debellata in casa propria, l’emergenza sanitaria scomparirà per sempre ovunque.
E a dire il vero questa non è una grande novità perché anche per tutte le altre emergenze planetarie in corso, da quella climatica a quella della sovranità alimentare, da quella energetica a quella delle emigrazioni, passando per quella dei rifiuti, si sta agendo nello stesso modo: vengono trattate tutte come se fossero dei semplici problemi nazionali da risolvere per conto proprio.
In realtà questa crisi ha portato alla luce tutti i limiti delle politiche sovraniste e isolazioniste che si sono affermate negli ultimi anni in molti paesi nel mondo. Oggi è estremamente chiaro a tutti, anche a quella maggioranza di persone che non si occupano di politica, che la sicurezza sanitaria di ogni singola comunità, cosi come l’economia, l’ambiente naturale e l’ambiente sociale, dipendono reciprocamente da ciò che succede nelle altre nazioni. Contrariamente a quanto accaduto in passato, quando la globalizzazione selvaggia, senza regole condivise e accettate ha dimostrato tutti i suoi risvolti negativi, in questo caso si può e si deve imprimere una impostazione diametralmente opposta. E’ necessario attuare nel più breve tempo possibile una visione globale del bene comune chiamato “sicurezza sanitaria mondiale”. In questa prospettiva le politiche basate esclusivamente sugli interessi nazionali, sono il primo ostacolo da far saltare. E non è necessario attendere che i leader politici si muovano per individuare questa visione. Ci sono già almeno un paio di “globalizzazioni positiv” che si sono mosse per tempo e che si sono ormai affermate in tutto il mondo: la prima è quella del mondo scientifico, della ricerca e della conoscenza da molti anni lavora insieme per scambiarsi dati e informazioni preziose; la seconda è quella dell’associazionismo di base e del mondo del volontariato che da decenni punta ad un soluzione condivisa dei problemi affrontati.
In poche parole, sono due globalizzazioni che stanno attuando il famoso slogan ambientalista: “Pensare globalmente per agire localmente”. Questo è il momento di agire, senza aspettare che si muovano i rispettivi governi. Perché altri non ce ne sono e non ce ne saranno.
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