(con la collaborazione di Roberto Lessio)
Altroché chiudere le scuole a causa del coronavirus che ha ripreso a galoppare. Bisogna fare l’esatto contrario adattando l’organizzazione e i tempi di frequenza. Il rischio non è solo quello di far perdere ai bambini o comunque alterare parti importanti della loro infanzia, ma anche quello di privarli delle esperienze ludiche e divertenti che, come dimostrato da “Patch” Adams, il mitico ideatore della clownterapia (detta anche terapia del sorriso), sono fondamentali per potenziare le loro difese immunitarie. E lo sono a maggior ragione quando queste esperienze si realizzano anche in luoghi e spazi di gioco che non sono molto stimolanti e attraenti, tipo un ospedale. La sua filosofia, ormai applicata in tutto il mondo, è che non si guarisce una persona, soprattutto un bambino, prescrivendo solo medicine e terapie, ma lavorando insieme al paziente, condividendo tutto in uno spirito di gioia e cooperazione. L’efficacia di questa filosofia lo sta evidenziando ancora una volta un gruppo di medici clown, ispirati proprio da Adams,
con le iniziative del “The Flying Seagull Project” (il Progetto del Gabbiano Volante) ideato e realizzato appositamente per portare sorrisi e divertimento ai bambini e alle loro famiglie che devono affrontare l’esclusione sociale (soprattutto nei campi profughi) per motivi di guerra, malattie, povertà e/o disabilità.
Nel seguente link si può vedere lo splendido lavoro realizzato con i bambini del campo profughi nella valle della Beqaa, in Libano, anche con laboratori di arte, musica e artigianato: https://www.youtube.com/watch?v=pET2TvhmeJA
E a confermare che questa è la strada giusta per evitare che l’esclusione sociale estenda anche al corpo una sofferenza che è già molto forte a livello psichico, ci ha pensato una recente ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances che è stata condotta da un team di ricercatori finlandesi, esperti in medicina, ecologia e pianificazione urbana, guidato dalla professoressa Marja I. Roslund.
Vista la sempre maggiore incidenza delle malattie immunomediate, la ricerca intendeva verificare se la biodiversità ambientale migliora la risposta immunitaria nei bambini dell’asilo nido. Sono stati cosi creati quattro spazi di gioco, in aree precedentemente spoglie che si trovano nei cortili degli edifici che ospitano le scuole dell’infanzia. Al posto della ghiaia sono stati realizzati dei tappeti erbosi simili a quelli che si trovano naturalmente, con tanto di arbusti, muschio e frutti di bosco, nei quali i bambini potevano giocare in media 90 minuti al giorno anche sporcandosi con le piante e la terra. Per tutta la durata dell’esperimento sono stati forniti ai bambini gli stessi pasti che si mangiavano negli altri asili nido non testati e comunque poi sono stati esclusi quelli a cui i genitori avevano somministrato alimenti e integratori probiotici. Dopo 28 giorni, ovviamente con il consenso dei genitori, è stato compiuto un test di confronto con i bambini che hanno continuato a giocare nella ghiaia: ne è risultato un significativo aumento dei microbi sulla pelle dei bambini coinvolti dall’esperimento. Dall’analisi del sangue poi si è scoperto anche un aspetto molto interessante: una serie di proteine e cellule legate al sistema immunitario, tra cui la citochina antinfiammatoria e le cellule T regolatorie, sono risultate potenziate.
E visto che sarebbe proprio la cosiddetta “tempesta di citochina ” a mandare in tilt il sistema immunitario e a determinare la gravità nei pazienti infettati dal Covid 19, questa scoperta conferma la filosofia introdotta da “Patch” Adams: far giocare, ridere e divertire i bambini, ma anche i loro genitori e nonni, è la miglior terapia possibile contro ogni tipo di malattia.
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