Se qualcuno è convinto che dall’attuale classe politica mondiale arriveranno le soluzioni per i cambiamenti climatici, alzi la mano. Non esistono cambiamenti sociali ed ambientali senza cambiamenti della classe dirigente (anche declinata al femminile). Chi mai immaginava che questa ragazzina, esattamente tre anni fa, quando iniziò da sola lo sciopero della scuola per la lotta all’emergenza climatica, sarebbe diventata la leader ambientalista più conosciuta al mondo? Man mano che la sua popolarità cresceva i suoi detrattori si sono affrettati ad affermare che era manipolata dalla “lobby verde”. Ma poi, gli scioperi per il clima organizzati da suoi coetanei con i Fridays for Future, sono stati sostenuti anche dai loro genitori e dai loro nonni, dai loro insegnanti e da centinaia di scienziati di tutto il mondo. Tutta gente che non ne poteva più di assistere all’accumulo di promesse su promesse, mentre l’urgenza di agire contro il riscaldamento globale si faceva e si fa ogni giorno più stringente. Non andando a scuola tutti i venerdì i giovani scioperanti di fatto hanno rotto un tabù sociale secolare (l’assenza scolastica senza giustificazione dei genitori) organizzando in tal modo delle vere e proprie azioni di disobbedienza civile planetaria. Allo stesso tempo queste manifestazioni hanno completamente capovolto il meccanismo “classico” delle proteste di piazza, con i manifestanti da una parte, la polizia in tenuta da sommossa dall’altra e i provocatori di turno in mezzo (i cosiddetti “Black Bloc”) a provocare disordini e vandalismi per cancellare mediaticamente e politicamente le ragioni e gli obiettivi della protesta.
Con i Fridays For Future è molto difficile giustificare le cariche della polizia ad un corteo pacifico, non violento e persino giocoso dove insieme ai ragazzi manifestano anche le persone che li hanno messi al mondo e si curano della loro educazione. Non a caso il movimento afferma chiaramente di basarsi sulle proposte politiche della ricercatrice Erica Chenoweth (politologa americana, professoressa di politiche pubbliche presso la Harvard University del Massachusetts), che ha dimostrato come la disobbedienza civile non violenta è il modo più efficace per portare il cambiamento anche e soprattutto nella politica. Con una prova di maturità senza precedenti nella storia, i ragazzi e le ragazze dei Fridays for Future sono riusciti ad incanalare la rabbia e la frustrazione per il loro futuro in una forma di lotta politica che sta “inchiodando” i leader politici alle loro responsabilità nell’aver scelto di non fare nulla (la peggior scelta possibile per ogni politico) sulla questione climatica. Una battaglia che, a differenza delle due guerre mondiali, va ugualmente combattuta su scala globale, ma che non può essere vinta da nessuno Stato singolarmente. In poche parole è la concretizzazione dello slogan “pensare globalmente, agire localmente”, ma questa volta senza avere paura di osare.
E il fatto che saranno i temi dei cambiamenti climatici e della pace a determinare un cambiamento delle classi politiche nazionali in favore delle donne, lo dimostreranno certamente anche le prossime elezioni nella Germania, previste per il prossimo 26 settembre e dove saranno i Verdi (Die Grüne) a fare da ago della bilancia sia per il rinnovo del Parlamento che per eleggere i Sindaci delle città (Berlino in testa). Originato dal movimento ambientalista e pacifista degli anni ’70, il primo partito verde del mondo è stato fondato nel 1980 nella Germania occidentale: era il periodo in cui la “guerra fredda” tra USA e URSS stava raggiungendo un punto di non ritorno con l’installazione dei missili “Pershing II” e “Cruise”: oltre 100 testate nucleari che si sarebbero state collocate soprattutto nella Germania Ovest, in Italia e nel Regno Unito. Follia che poi fu annullata grazie alle imponenti proteste popolari organizzate spontaneamente dai movimenti di base. Anche in quel caso nessuno credeva che un piccolissimo partito di nicchia potesse diventare nel giro di pochi decenni un partito decisivo per la guida del governo tedesco e dell’Europa. Ed anche in questo caso siamo ad una svolta epocale. La leader del partito Annalena Baerbock è l’unica donna candidata alla cancelleria ed la più giovane tra le tre principali formazioni politiche. Con lei i Verdi tedeschi hanno scelto una linea “centrista”, ma non nel senso di stare al centro tra posizioni di sinistra e di destra con idee più moderate rispetto ad entrambi gli schieramenti. La proposta politica è quella della centralità che hanno assunto le tematiche ambientaliste, femministe e pacifiste per l’intero genere umano, ormai consapevole di vivere in un unico pianeta.
Altra donna che si è distinta ed ha rappresentato un cambiamento rispetto ai candidati classici, suscitando l’interesse di una parte dell’elettorato che, fino ad allora non si sentiva rappresentato, è Jacinda Ardern, diventata Primo Ministro della Nuova Zelanda il 26 ottobre 2017, all’età di 37 anni. Era stata eletta leader del partito laburista neozelandese appena sette settimane prima del voto a causa delle dimissioni del precedente leader (Andrew Little), sommerso dalla sua stessa impopolarità. Fin dai suoi primi discorsi, la Ardern è stata percepita come una boccata d’aria fresca nella noiosa vita politica neozelandese, arrivata proprio in una campagna elettorale il cui esito sembrava già scritto. La “noia” della politica infatti è una nota dominante in tutti i paesi del mondo, perché fatta principalmente da uomini “noiosi”: e pare che quelli neozelandesi e lo siano in modo particolarmente accentuato. Carismatica, sorridente, dinamica, autentica, prima “Primo Ministro” a diventare mamma mentre governava il suo paese, questa donna ha dato una svolta all’intero panorama politico nazionale e internazionale: i sondaggi pre-elettorali all’epoca mostravano che era diventata molto popolare soprattutto tra le donne che si erano sentite sottorappresentate da quando un’altra donna, Helen Clark, si era dimessa da Primo Ministro nel 2009. In poco tempo era anche diventata popolare anche tra i giovani elettori che si identificano come classe operaia, poiché lei stessa proviene da un ambiente modesto. La popolarità è continuata crescere anche durante il mandato al governo tanto che tre anni dopo, nelle elezioni generali anticipate dell’ottobre 2020, il Partito Laburista, sempre guidato da lei, ha ottenuto la sua più grande vittoria del dopoguerra, con oltre il 50% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi. Jacinda Ardern è stata reinsediata come Primo Ministro, a capo di un governo di coalizione di maggioranza con il sostegno del Partito dei Verdi. Con la pandemia da Covid 19 e le iniziative adottate per prevenire la sua diffusione in Nuova Zelanda la sua popolarità è andata alle stelle. Succede dove vanno al potere donne che rappresentano un vero cambiamento di clima: sia di quello atmosferico che di quello politico.
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