Condensando l’umidità dell’aria attenuiamo i cambiamenti climatici. Lo sappiamo fare da migliaia di anni.
Ad ognuno di noi è capitato di bagnarsi le scarpe o direttamente i piedi passeggiando in un prato la mattina presto, in qualsiasi stagione. Oppure ci è capitato di veder gocciolare un condizionatore d’aria, munito di deumidificatore. Questi e altri simili avvenimenti derivano da un fenomeno naturale: la condensazione dell’umidità dell’aria quando passa da uno stato caldo ad uno più freddo. E’ un pò quello che succede con le nuvole che determinano la pioggia.
L’acqua è sempre presente nell’atmosfera. La “beviamo” anche se spesso non ce accorgiamo. Il fenomeno è percepibile soprattutto nelle calde giornate d’estate quando il clima è particolarmente afoso; cioè quando la percentuale di vapore acqueo presente nell’aria è molto elevata. Da qui la fastidiosa sensazione di sentirsi gli abiti quasi “incollati” alla nostra pelle che non riesce più a smaltire il sudore per mantenere la nostra temperatura corporea a temperature normali. Questa caratteristica atmosferica e climatica è stata sfruttata già dai popoli antichi, ma è stata largamente ignorata nei tempi moderni, quando l’acqua sembrava essere l’elemento più abbondante presente sul nostro pianeta: in realtà rappresenta solo lo 0,1% del suo volume. La condensazione dell’umidità atmosferica per ottenere acqua potabile o comunque come risorsa idrica da utilizzare per fini igienici, agricoli e industriali, soprattutto con il principio dell’economia circolare, è una delle più importanti sfide che abbiamo davanti per arrestare e a far regredire l’emergenza climatica in corso. Intanto ricominciando a scoprire le splendide idee che hanno avuto i nostri antenati e che, in qualche caso, sono tutt’oggi funzionanti.
I pozzi d’aria
L’esempio più impressionante di come si può raccogliere acqua in abbondanza dall’umidità atmosferica, venne scoperto nel periodo 1900-1903 durante gli scavi a Teodosia (una città bizantina risalente a 2.500 anni fa). Gli archeologi trovarono numerose tubazioni, di circa otto centimetri di diametro, che portavano ai pozzi e alle fontane della città. I tubi provenivano da un’unica collina vicina alla città, dove si scoprì che questa rete idrica primordiale aveva origine da 13 cumuli di calcare, ognuno alto circa 13 metri e con una superficie di circa 30 metri quadrati. Questo sistema di “pozzi ad aria” produceva circa 53.000 litri d’acqua al giorno. Di questo tipo di strutture ne sono state scoperte molte negli ultimi anni in giro per il mondo e funzionano tutte con lo stesso principio della condensazione: la struttura tutt’oggi esistente che si vede in questa foto si trova in Provenza (Francia).
Stagni di rugiada
Sono costruiti con uno strato di paglia secca (o di gesso) che funge da isolante termico, e con uno strato di argilla compattata nel sottofondo che impermeabilizza il vapore acqueo contenuto nell’aria una volta che è stato portato dallo stato gassoso a quello liquido. L’argilla poi, a sua volta, è ricoperta di pietre. Questi stagni di rugiada si trovano sempre sulla sommità di una altura erbosa e sfruttano proprio quelle piccole differenze di temperatura tra l’aria calda che sale e l’aria fredda che discende durante la notte. Esattamente come succede, su scala immensamente più grande, con le montagne e le nuvole. Alcuni stagni di rugiada tuttora efficienti si possono ancora trovare sui rilievi più alti del brullo Sussex Downs e sulle colline di Marlborough o del Wiltshire nel Regno Unito. Se gli stagni sono di adeguate proporzioni (12 – 23 metri di diametro) la condensazione notturna è sempre maggiore dell’evaporazione durante il giorno. Per questo ogni stagno è sempre pieno d’acqua, anche in estate, nonostante sia lontano da sorgenti, ruscelli o acquitrini. Questi impianti devono comunque essere costantemente rinnovati a causa del deterioramento della paglia (e del gesso), ma anche questo fatto, essendo perfettamente compatibile con l’Economia Circolare, non produce alcun consumo di risorse non rinnovabili.
Non occorre fare le guerre per l’acqua
Queste tecniche naturali erano (e lo sono tutt’oggi) “smaccatamente” pacifiste. Differentemente per quanto avviene per gli esseri umani, nel passaggio delle masse d’aria da un territorio, da una nazione o da un continente all’altro, nessuno può chiedere loro il passaporto o il permesso di soggiorno. Anche i muri sui vari confini, non sortiscono alcun effetto. La distribuzione del vapore acqueo sulla Terra poi è abbastanza uniforme, malgrado le precipitazioni nelle zone desertiche, oggi come già alcune migliaia di anni fa, siano di gran lunga meno abbondanti che altrove. Da questa consapevolezza sta emergendo negli ultimi anni una nuova tecnologia, grazie anche al’avvento delle energie rinnovabili, che sostanzialmente propone un modo, attraverso la produzione di acqua, per ridistribuire anche un pò di equità tra i popoli e tanta sostenibilità per il nostro pianeta. I dettagli di questa nuova tecnologia li vedremo in un prossimo articolo su questo sito.