Abbattere le emissioni di gas serra nell’atmosfera, catturare e stoccare il carbonio che sta modificando il nostro clima e produrre allo stesso tempo cibi nutrienti, saporiti e sani. Sono problematiche enormi da risolvere se afffrontate separatamente una per una ma, anche se sembra utopistico, possono diventare la chiave di volta per l’economia del futuro, l’unica possibile, se affrontate tutte insieme. Le tecniche per attuare un modello di sviluppo sostenibile sia sul piano sociale che quello ambientale già ci sono e non sono neanche molto difficili da realizzare su scala locale: quello che manca è una visione politica che ne pianifichi l’attuazione su scala globale. Precisiamo meglio i termini della questione (vedi anche: Convertire all’agricoltura biologica l’intera produzione mondiale di cibo è possibile e necessario).
In primo luogo c’è da accelerare notevolmente la transizione alle fonti energetiche rinnovabili per abbattere le emissioni in atmosfera: abbiamo visto che gli obiettivi fissati in sede internazionale entro il 2030 e il 2050 stanno segnando il passo ed è molto probabile che non vengano raggiunti nei tempi programmati. Le prospettive alternative, che presumono di continuare ad usare a lungo le fonti fossili, sono sostanzialmente già fallite in partenza. Queste tecniche prevedono di catturare e confinare in qualche modo i prodotti della combustione, immagazzinandoli sotto terra in forma liquida e/o solida. Per far questo occorrono formazioni geologiche molto stabili e impegni economici di lunghissimo periodo che nessuno oggi è in grado di calcolare. Queste tecniche comunque non hanno alcun sbocco pratico per i gas rilasciati attualmente da tutti i mezzi di trasporto in circolazione nel mondo (automobili, aerei e navi).
D’altra parte la cattura e lo stoccaggio del carbonio attraverso programmi di forestazione e ri-forestazione non solo è più facile ed economica da organizzare, ma è anche la modalità più rapida per intervenire, visto che gli alberi utilizzano e sequestrano la maggior parte dl carbonio soprattutto nei primi anni di crescita e solo in minima parte quando sono diventati adulti. Molti paesi stanno programmando progetti di “bosco ceduo”, cioè con la ricrescita dalle radici e dai polloni delle stesse piante tagliate, dalle quali non ci si aspetta più un ulteriore aumento della massa legnosa prodotta. Affinché poi il carbonio sequestrato non venga rilasciato in tempi rapidi a causa del marcimento degli alberi abbattuti, l’idea è poi quella di trasportarli a basso costo in luoghi (deserti e zone artiche) dove il processo di decomposizione avverrà molto lentamente a causa del clima . Allo studio c’è anche l’ipotesi geologica, che prevede di depositare il materiale tagliato lungo le placche tettoniche della crosta terrestre in modo che il legno venga sepolto ad una profondità elevata.
Le stime più attendibili (quella che abbiamo utilizzato noi è quella dell’organizzazione Wolfram Alpha – specializzata in calcoli complessi) ci dicono che per compensare le emissioni che si realizzano a livello mondiale in un anno, occorrono 23 miliardi di tonnellate di legno secco. Sembra una cifra enorme (e in effetti lo è) ma considerando l’estensione attuale delle foreste sul pianeta e il contributo che verrà prodotto dai piani di forestazione e ri-forestazione già programmati e in corso, in pochi anni si potrebbero ridurre di circa 1/3 le attuali concentrazioni di carbonio nell’atmosfera. Questa drastica riduzione potrebbe essere a sua volta accelerata con la trasformazione del legno tagliato in carbone, ma non per usarlo come combustibile (o solo in minima parte), perché ci sarebbe una compensazione delle emissioni, ma non una riduzione della concentrazione del carbonio in atmosfera. Trasformando gli alberi e il legno tagliato in carbone vegetale, lo si potrebbe utilizzante su scala mondiale come fertilizzante dei terreni poveri di sostanze e di elementi nutritivi di origine organica: anche questa tecnica già esiste (il prodotto si chiama biochar, vedi: I mestieri di una volta che possono salvare il pianeta: il carbonaio e il contadino). Anche se in tal modo una parte del carbonio verrebbe restituita all’atmosfera, gran parte della CO2 catturata dalle piante per crescere verrebbe utilizzata dai microrganismi presenti nel terreno.
Occorre a quel punto attuare una concimazione verde, detto sovescio in italiano, che attraverso le radici delle leguminose e grazie agli organismi “azoto fissatori” (vedi foto di lato) rendono ottimale il rapporto carbonio/azoto: che poi è il più importante dei parametri per una buona fertilizzazione in agricoltura (qualunque essa sia), perché il legno contiene naturalmente il 50% di carbonio in peso secco.
Questo è il punto dove converge la soluzione di tutte e tre le emergenze: la “restituzione” di materiale organico ai suoli (e non la somministrazione di concimazioni chimiche) è la principale delle regole dell’agricoltura biologica, perché proprio dalla corretta gestione della sostanza organica nel terreno dipende sia la fertilità complessiva dei suoli che la loro capacità di resistere alle erosioni. Esattamente come avviene con i versamenti e prelievi di denaro che effettuiamo ordinariamente con i nostri conti bancari. Un terreno fertile è la sola garanzia per avere piante robuste, in grado di autodifendersi dagli attacchi parassitari, capaci di fornire cibi di qualità e quindi sicurezza di reddito, visto che i prodotti nutrienti, saporiti e sani cosi ottenuti “si vendono da soli”.
L’uso del carbone vegetale derivato dal taglio sistematico del bosco ceduo quindi, dopo aver da una mano decisiva alla riduzione dei gas serra in atmosfera, può anche contribuire a preservare e ad incrementare la fertilità nei terreni di tutto il mondo, permettendo anche la conversione da un’agricoltura inquinante e insostenibile ad un’agricoltura eco-compatibile. Bastano altri pochi e semplici calcoli, che abbiamo già svolto con altri articoli su questo sito (La terra basta per tutti e C’è già il cibo per sfamare tutti gli abitanti della terra, ma nessuno lo dice), per dimostrare che questo è l’unico futuro possibile.