L’estrema concentrazione della ricchezza in poche mani è un problema globale che dovrà essere risolto dalla politica nel prossimo futuro. Esattamente come per i gas serra e gli altri problemi planetari che caratterizzano quest’epoca. Contrariamente a quanto si pensa però, le soluzioni già ci sono e fanno riferimento sempre allo stesso concetto che stiamo documentando su questo sito: l’insostenibilità di un sistema, sia esso economico che ecologico, prima o poi ne determinerà la rottura e solo chi si sarà preoccupato per tempo di affrontarlo, riuscirà alla fine a sopravvivere. Vuol dire semplicemente che (la pandemia da Covid 19 ce lo ha confermato ancora una volta), non ce lo possiamo più permettere il meccanismo in base al quale i ricchi diventano sempre più ricchi in danno del bene comune e a scapito di macroscopiche diseguaglianze di reddito imposte alle fasce più povere della popolazione. Vediamo perché.
Mai come in questo periodo, neanche in tempo di guerra, ci sono stati così tanti appelli alla popolazione di rimanere a casa per motivi di prevenzione dall’infezione del coronavirus. Tutti noi abbiamo aderito perché consideriamo le nostre case il luogo vitale dove viene garantita la sicurezza, la salute e il benessere per noi e la nostra famiglia, anche se in molti casi non ne siamo i proprietari, ma regolari inquilini. E allora come potremmo sentirci se un bel giorno arrivasse a casa nostra un ufficiale giudiziario con un ordine di sfratto richiesto da un miliardario che di case ne possiede già decine di migliaia, per il semplice fatto che non abbiamo pagato l’affitto negli ultimi mesi? Probabilmente ci arrabbieremo e indigneremo molto perché quell’atto non è certo dettato da motivi di necessità. Ebbene questo è quello che sta succedendo in molte parti del mondo, in particolare negli Stati Uniti d’America dove un manipolo di proprietari bianchi e miliardari (tutt’oggi tra i principali finanziatori del sig. Donald Trump) sta usando proprio la pandemia come ulteriore opportunità per ricavare un sacco di soldi da chi si trova in difficoltà. Neanche a dirlo le famiglie più colpite sono quelle nere e marroni, cioè di origine afro e ispanico-americana. Circa il 30% della popolazione americana vive in case affittate.
All’inizio di quest’anno quasi 10 milioni di famiglie negli USA si sono travate in ritardo con gli affitti, spesso per dover privilegiare il pagamento per la fornitura dei servizi essenziali (energia elettrica, gas, acqua, rifiuti) o, banalmente, per poter dare da mangiare ai propri figli. La stima è stata pubblicata pochi giorni fa da un istituto americano indipendente, l’Institute for Policy Studies con il titolo: “Cashing in on Our Homes” – Billionaire Landlords Profit as Millions Face Eviction (reperibile sul sito: https://ips-dc.org/). A causa del ritardo nei pagamenti dei poveri disgraziati, all’inizio di quest’anno, ai ricchi già super ricchi americani mancavano all’appello circa 57,3 miliardi di dollari (circa 5.600 $ a famiglia) e non ha avuto nessuna importanza se lo sfratto è stato intimato a famiglie dove l’unica persona occupata era un dipendente di una fabbrica che non ha potuto lavorare, di un autista di autobus che non hanno potuto circolare o addirittura di un infermiere che, secondo la sua coscienza e deontologia professionale, magari ha curato proprio il miliardario bianco che lo sta sfrattando dalla casa dove vive. In altre parole, uno/a di quei “lavoratori o lavoratrici essenziali” che tutti i mass media dipingono ormai come gli eroi della situazione drammatica che stiamo attraversando. Ma volta, intenzionalmente, lo studio dell’Institute for Policy Studies fa nomi e cognomi dei super ricchi che non si sentono ancora abbastanza ricchi e indica, tra l’altro, il modo in cui la loro ricchezza aumenta giorno dopo giorno grazie a questi meccanismi di sfruttamento. Sono in buona parte i proprietari dei grandi fondi di investimento (Apollo Global Management e Blackstone, tra gli altri), quegli stessi che hanno provocato lo scoppio della crisi economico finanziaria del 2008. Gli stessi che per avidità non hanno esitato a speculare con i loro prodotti finanziari derivati sulla bolla immobiliare da loro stessi creata.
Gli stessi che per e pur di sfruttare le disgrazie altrui si erano inventati di erogare mutui per l’acquisto della prima casa a persone disoccupate, lavoratori precari e persone sole, ben sapendo che erano incapienti. Sono gli stessi che da quella crisi ne sono usciti più rafforzati e per questo continuano ad adottare la stessa strategia. Nell’anno della pandemia, il Fondo d’investimento Blackstone, ad esempio, ha aumentato di 163 miliardi di dollari il valore delle sue proprietà immobiliari e il suo “guru” Steven Schwarzman (di fianco a Trump nella foto qui sopra) ha portato a casa un guadagno di 610,5 milioni di dollari: più del 20% rispetto al 2019. Non si è scomodato poi più di tanto nell’affermare che: “Ci sono sempre vincitori e perdenti. Blackstone è stato un grande vincitore uscito dalla crisi finanziaria globale, e penso che qualcosa di simile sta per succedere anche questa volta.”
La pandemia però ormai ha dimostrato che non esiste più il concetto di vincitori e perdenti: al Covid 19 non gliene importa nulla del conto in banca della persona colpita. Mai come adesso la politica deve stabilire che la casa è uno di quei diritti umani fondamentali per la pacifica convivenza. Negli USA, ma presto sarà così anche in altre parti del mondo, giorno dopo giorno sta crescendo la protesta contro queste pratiche scorrette e palesemente intimidatorie. Stanno crescendo in tutto il mondo anche forme di autofinanziamento per gli alloggi sociali (cosiddetto co-housing). L’informazione libera poi, di cui noi ci sentiamo parte, sta dimostrando sempre di più che la concentrazione della ricchezza nelle mani di questi avidi speculatori è il principale dei problemi planetari che si devono risolvere, in continuità logica e politico-operativa con l’emergenza climatica, la fame, la diseguaglianza di genere, l’inquinamento e altro ancora. Una emergenza tra le emergenze, in sostanza, che deve essere affrontata e superata il prima possibile.
Comments 1