Oggi è il “Giorno della Memoria”, ma in questo periodo pieno d’incertezze l’unica cosa sicura che avremo a fine giornata, sarà quella di aver perso altro tempo per realizzare il futuro. Vediamo perché.
Il nostro paese dovrà spendere 310 miliardi di euro entro i prossimi 6 anni. Malgrado una macchina amministrativa già abbondantemente al di sotto della sfida in tempi normali, per recuperare credibilità anche nei confronti di chi sta finanziano il nostro imponente debito pubblico, occorrerebbe quindi un poderoso salto in avanti di tutto il “sistema Italia” per rispettare i tempi assegnati. Questa montagna di denaro deriva dalla somma per il programma Next Generation dell’UE, impropriamente definito Recovery Plan (222 miliardi complessivi), dalla riprogrammazione dei fondi strutturali europei per il per periodo 2021-2027 (20 miliardi) e dai fondi già stanziati nel bilancio statale per il rilancio dell’economia dopo la pandemia. Il 70% del programma Next Generation dovrà essere speso entro il 31 dicembre del 2022, cioè entro i prossimi 700 giorni: festività, ferie e lockdown inclusi. Milioni di persone e l’Europa intera ci stanno osservando per vedere se vinciamo o perdiamo. Anche i mercati finanziari stanno scommettendo sull’una o l’altra ipotesi ed ogni persona di buon senso si aspetterebbe che ogni sforzo quotidiano fosse dedicato al perseguimento degli obbiettivi e degli obblighi assunti in sede europea.
Ma sia oggi che nei prossimi giorni la nostra classe politica non avrà tempo per occuparsi di queste “quisquiglie”: avrà ben altro da fare. Deve risolvere l’ennesima crisi di governo e trovare una nuova maggioranza parlamentare. E se non la trova si andrà a nuove elezioni, allungando cosi a diversi mesi, non più solo di alcuni giorni e settimane, la già insopportabile incertezza attuale. Tutti noi dovremo aspettare ancora (non si sa con quanta e quale pazienza) che la politica italiana, esattamente come nel passato, compia i suoi rituali giochi di potere e di riposizionamento tattico in Parlamento. Giochi governati come sempre da meccanismi ricattatori dei capipopolo di turno che considerano una loro proprietà quelle persone che hanno messo a suo tempo in lista in una posizione utile per essere eletti deputati e senatori in presunta rappresentanza (farlocca nella sostanza) di tutti noi cittadini. Il bene comune, in poche parole, è stato messo anche stavolta sotto i tacchi dei capipopolo, a vantaggio dei loro interessi personali e delle lobby che li hanno posizionati in quel ruolo. Lobby alle quali il destino delle persone e di questo pianeta non importa nulla. Ed è una questione che non riguarda solo questo paese. Anche in questo caso parliamo con i fatti.
Questi interessi si intravvedono benissimo dietro ai numeri della ripartizione del denaro ottenuto dall’UE con il programma Next Generation. Con la scusa di dare più denaro alla Sanità, gli stessi capipopolo che l’hanno ridotta nello stato in cui l’ha sorpresa la pandemia (un tempo quello italiano era uno dei Servizi Sanitari Nazionali più efficienti al mondo), rispetto all’ipotesi iniziale, oggi si stanno togliendo sempre più soldi a quello che doveva essere l’obiettivo più importante dell’intero programma: la rivoluzione “verde” e la transizione ad una economia ecologica. A questo obiettivo era stato destinato inizialmente il 37,9% delle risorse del programma (versione dicembre 2020 nella quale erano considerate risorse per 196 miliardi di euro) al fine di raggiungere l’obiettivo il più velocemente possibile. Ma attraverso le “trattative” che promettevano di mantenere in piedi il governo in carica, questo impegno è stato poi ridotto al 30,9% (versione del 12 gennaio 2021 nella quale le risorse considerate sono salite a 310 miliardi). Per formare il nuovo governo probabilmente la velocità di raggiungimento dell’obiettivo più importante del Next Generation quindi, ma a quel punto anche i tempi, dovrà essere ridotta ulteriormente. Le lobby dei combustibili fossili, dello smaltimento dei rifiuti indifferenziati nei termoinceneritori e nelle discariche, dell’uso indiscriminato dei prodotti chimici in agricoltura, della privatizzazione dell’acqua pubblica e dell’inquinamento, possono prendersela comoda e continuare a dormire sonni tranquilli. Con buona pace delle nuove generazioni che proprio oggi sono coinvolte nel ricordo delle devastazioni sociali, economiche e ambientali della più grande tragedia umana (memoria sempre più flebile con il trascorrere del tempo), ma che non hanno ancora alcuna sicurezza di quale sarà il loro futuro.