Continuare ad usare i combustibili fossili per produrre energia e calore è ormai diventato inutile, oltre che dannoso. Il ricorso al petrolio, al carbone, al gas e al nucleare come fonti energetiche, non è più solo di un problema di carattere climatico, ma una rappresenta la sfida finale su come utilizzare in modo efficiente e a basso costo l’enorme quantità di energia prodotta dal sole. E se si togliessero di mezzo gli incentivi che vengono concessi ogni anno per estrarre/depredare queste risorse dalla Terra, da questa sfida già oggi i combustibili fossili uscirebbero di gran lunga perdenti, sia sotto il profilo economico che quello ecologico.
In tutte le attività umane che richiedono la produzione di calore a basse e medie temperature, che vanno dal lavaggio degli indumenti al riscaldamento domestico, dai processi per l’acqua sanitaria alla produzione di vapore industriale, dalla cottura del cibo (anche in grandi quantità) alla generazione di elettricità con le centrali termoelettriche, i combustibili fossili possono essere sostituiti utilizzando la concentrazione dell’energia solare. La storia ci ricorda l’episodio di Archimede da Siracusa che con i suoi speciali “specchi ustori” nel 214 – 212 a. C. realizzò una concentrazione della radiazione solare che mandò a fuoco la flotta romana che stava cercando di invadere la sua città. Per secoli l’episodio è rimasto in dubbio e tutt’oggi lo è ancora, anche se nel 1973 lo scienziato greco Ioannis Sakkas, con un apposito esperimento, dimostrò che effettivamente che una nave costruita con i materiali dell’epoca aveva preso fuoco in pochi minuti. Oggi la concentrazione dell’energia solare è una tecnologia molto matura che può dare un contributo enorme e a costi molto bassi, per l’eliminazione dei combustibili fossili dai nostri cicli produttivi. Tra gli altri se ne sono accorte per prime le autorità religiose dell’India che da alcuni anni hanno realizzato un sistema di mense e cucine di comunità che possono fornire anche 50mila pasti al giorno, utilizzando esclusivamente l’energia solare. Domanda: perché questa tecnologia si sta sviluppando proprio in India, visto che le attuali autorità politiche di questa nazione (che ha 1,38 miliardi di abitanti) hanno dichiarato ai recenti summit G20 di Roma e COP26 di Glasgow, che smetteranno di usare i combustibili fossili, se smetteranno, non prima del 2070? Risposta: perché proprio in India nei secoli si sono sviluppate tre delle più grandi religioni oggi professate nel mondo: l’induismo, il buddismo e il sikhismo, che venerano e praticano il rispetto e la conservazione della Natura. Andiamo al sodo.
Ogni anno i più grandi siti religiosi dell’India vengono visitati da centinaia di milioni di fedeli e per le autorità religiose e politiche locali l’uso dei combustibili fossili per dare da mangiare a tutte queste persone (un obbligo morale, oltre che religioso) era diventato un grave problema di coerenza con i dettami del loro credo. Per la cottura del cibo le grandi cucine comunitarie usavano per lo più legna da ardere e GPL (gas propano liquido – un derivato dal petrolio). Questi sistemi di cottura, oltre ad essere inquinanti, erano anche molto costosi perché avevano ed hanno una bassa efficienza di rendimento (tra il 5 e il 10 per cento) nel rapporto tra quantità di combustibile utilizzato e calore ottenuto. Per le autorità religiose quindi l’energia calorifica ricavata in questo modo non era spiritualmente positiva perché non era rispettosa della Natura. Da questa considerazione partì l’idea dell’allora premier indiano Rajiv Gandhi (figlio di Indira) che chiese ad un suo connazionale, l’imprenditore Deepak Gadhia, di introdurre anche nel suo paese i concentratori dell’energia solare basati su piatti parabolici progettati dall’inventore austriaco Wolfgang Scheffler. Questi concentratori, come si può vedere nell’immagine qui di fianco, funzionano con lo stesso principio degli “specchi ustori” di Archimede: attraverso una parabola i raggi del sole vengono fatti convergere dall’esterno dell’edificio in dei punti all’interno della cucina, che diventano così dei veri e propri fornelli solare per produrre vapore e far bollire l’acqua con cui poi cuocere ogni tipo di cibo
. Le temperature generate possono arrivare anche a 550 – 600 gradi e con un sistema di inseguimento automatico del sole, le parabole ruotano continuamente durante l’arco della giornata per raccogliere anche i raggi solari meno intensi. Ogni impianto installato riduce le emissioni di anidride carbonica di 1,2 tonnellate al giorno e genera dei crediti di carbonio (le compensazioni tra aziende che usano combustibili fossili con quelle che utilizzano fonti rinnovabili e abbattono la CO2 in altri modi) che vengono scambiati sui mercati internazionali del settore.
Il sistema all’inizio ha avuto molti problemi di affidabilità e di funzionalità per la messa in servizio, soprattutto perché non erano state progettate sufficienti misure di manutenzione. Ma poi tutta l’attrezzatura necessaria ha iniziato ad essere prodotta al 100% a livello locale e insieme all’affidabilità complessiva sono cresciuti notevolmente anche i nuovi posti di lavoro creati appositamente per avere mano d’opera altamente specializzata. Il sistema di cottura solare a vapore inizialmente si aggiungeva alle caldaie esistenti che venivano alimentate a legna o a GPL e che venivano comunque utilizzate la sera e nei periodi prolungati di maltempo. Negli ultimi anni il sistema è stato ulteriormente perfezionato per ottenere le temperature necessarie anche con sistemi di stoccaggio, attraverso dei fluidi industriali che trattengono molto bene le temperature adeguate per generare il vapore. Per ogni sito religioso (in India ce ne sono oltre 30mila) il sistema della cucina solare comunitaria consente in media di risparmiare circa 100mila chilogrammi di GPL all’anno e per questo, soprattutto nelle istituzioni pubbliche, si stanno estendendo in tutto il paese. La generazione avviene anche con molte piccole installazioni (fino a 10 metri quadrati), per soddisfare le esigenze della cucina quotidiana sia in ambito domestico che comunitario. Nella seconda fase del progetto “Mission Solar India” è stato pianificato di arrivare all’installazione di 50mila nuovi sistemi solari di cottura che comprendono anche 25mila cucine e mense scolastiche: è solo l’inizio perchè in India ci sono 1,2 milioni di scuole rurali. Gli esperti hanno calcolato che se questi concentratori di raggi solari venissero installati su una superficie pari ad appena il 4% dell’area occupata dal deserto del Thar, nella regione del Rajasthan, l’India potrebbe generare con questi sistemi circa due terzi del suo fabbisogno energetico totale.
In conclusione, immaginiamo di poter applicare in tutto il mondo questa semplicissima tecnologia ispirata dal matematico greco Archimede da Siracusa oltre 2.200 anni fa. Installandola in tutte le scuole, agli ospedali, alle mense industriali e in tutte quelle realtà che necessitano di temperature non molto elevate, che poi sono la stragrande maggioranza dei bisogni quotidiani in ogni settore, si potrebbe eliminare in pochissimo tempo il ricorso ad enormi quantità di combustibili fossili. Quelle stesse fonti inutili e dannose che le lobby del settore hanno difeso ad oltranza anche negli ultimi vertici mondiali del G20 a Roma e COP26 a Glasgow, facendo rimandare a chissà quando decisioni che sono già irreversibilmente in ritardo per il clima del nostro pianeta.
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