La nostra salute e quella del pianeta sono sulla stessa barca. Questa è una consapevolezza ormai data per scontata da ogni persona di buon senso in tutto il mondo (ma non da tutti i governi). Un altro dato sicuramente certo è il fatto che i due settori economici maggiormente responsabili delle emissioni in atmosfera che stanno alterando il nostro clima, sono proprio l’agricoltura intensiva (zootecnia inclusa) e la produzione di energia con fonti non rinnovabili. Per uscire da questa situazione, che di sicuro ci porterà all’affondamento della barca, occorre incrementare il più velocemente possibile un nuovo modello di agricoltura che faccia a meno della chimica di sintesi (pesticidi e plastica) e lo sviluppo su larga delle fonti rinnovabili di energia.
Fino a poco tempo fa questi due settori sono stati messi in competizione tra loro: per far spazio agli impianti fotovoltaici e ai campi eolici di grandi dimensioni, spesso è stato usato del terreno agricolo che in precedenza veniva usato per la produzione di alimenti e mangimi. Con questo articolo abbiamo già dimostrato che in realtà di terra coltivabile nel mondo ce n’è già abbastanza per dare da mangiare ai dieci miliardi di persone previste da qui al 2050 dalla FAO ( ): il problema sta nella distruzione e negli enormi sprechi alimentari. Ma fin dove è possibile è sempre meglio evitare la competizione di uso del suolo agricolo con altri tipi di destinazioni. Si è così sviluppata un’ampia ricerca sulla cosiddetta “agroecologia”; cioè sulla possibilità di coniugare sullo stesso terreno produzioni agricole biologiche e produzione di energia pulita.
I risultati che si stanno ottenendo sono molto incoraggianti: ne illustriamo un esempio.
L’esperimento è stato realizzato dall’Istituto Fraunhofer per due anni e l’azienda si trova vicino al Lago di Costanza, in Germania, dove è stata realizzata una installazione di pannelli solari in dei terreni coltivati in modo che l’energia solare potesse essere condivisa sia dai pannelli stessi che dalle colture. Si tratta di una tecnica, definita “agrofotovoltaico” che originariamente era stata concepita nel 1981. L’energia elettrica così prodotta viene utilizzata in azienda e per far funzionare i trattori e le altre attrezzature agricole. Si è riscontato anche un consistente risparmio di acqua dovuto all’effetto ombreggiamento delle strutture e i pannelli solari possono essere usati anche per essiccare le derrate alimentari e per riscaldare le case. Ma il risultato più eclatante è stato quello agronomico: si è riscontrato incremento della produttività del 160% già dal primo anno, mentre alla fine del secondo anno l’incremento è stato del 186%.
Questo sistema combinato di energia rinnovabile e agricoltura fornisce una doppia fonte di reddito per gli agricoltori a lungo termine. Altre stime hanno valutato che l’incremento del reddito può essere anche 6-8 rispetto a quello che gli stessi agricoltori possono ottenere con la sola attività agricola. Se queste esperienze verranno confermate anche per le aziende biologiche, e ci sono tutti i presupposti che lo siano, sarà stato fatto un grande passo affinché la barca sulla quale tutti noi stiamo navigando, non affondi.