Per il 2021 le previsioni sulla produzione di cereali a livello mondiale è di 2.742 milioni di tonnellate. Sono dati che si riferiscono esclusivamente ai raccolti per cereali secchi e quindi sono escluse le colture di cereali raccolti per ottenere fieno o altri raccolti verdi per produrre mangimi o insilati da destinare all’alimentazione animale o da utilizzate per il pascolo.
Questo significa che se fosse confermata la destinazione di questa produzione esclusivamente all’alimentazione umana, ogni abitante attuale del pianeta avrebbe a disposizione un chilo di cibo al giorno, senza contare tutte le altre derrate alimentari vegetali (frutta, verdura, legumi, semi oleaginosi, olio, vino, birra, ecc.). I dati sono stati forniti all’inizio del mese di dicembre dalla FAO (l’organizzazione mondiale dell’ONU che si occupa della sicurezza alimentare e della fame nel mondo) ed hanno sostanzialmente confermato le previsioni effettuate nel mese di giugno, quando la stima era di 2.782 milioni di tonnellate e si pensava che la pandemia da Covid 19 era in fase di contenimento.
La stima comunque conferma il fatto che nell’anno che sta per iniziare si raggiungerà un nuovo record nella produzione di granaglie grezze a livello mondiale, anche grazie al fatto che aumenteranno le superfici dedicate alla produzione di grano, con un aumento dell’1,3% rispetto al 2020. Per noi queste informazioni non sono una novità e sono la sostanziale conferma di ciò che da tempo andiamo documentato da anni(leggi anche su questo sito: La terra basta per tutti e La fantasia contro gli sprechi alimentari e i rifiuti), ma nella nota della FAO ci sono altri aspetti di grande importanza che sono stati completamente ignorati dai mass media globali (come sempre, del resto).
Le previsioni del raccolto infatti erano state tutte revisionate al ribasso negli ultimi mesi non solo per l’incertezza determinata dal coronavirus, ma anche a causa di alcuni fattori fondamentali che molto ci interessano da vicino: 1) le ridotte prospettive di resa del mais negli Stati Uniti d’America (dove viene prodotto in gran parte con OGM), dove intere regioni sono state colpite da condizioni di forte siccità; 2) la riduzione delle previsioni dei raccolti per Argentina e Brasile (altri paesi in cui sono ammessi gli OGM) e che in passato erano sempre state in aumento; 3) l’impatto negativo delle condizioni climatiche sulle colture di riso nell’est asiatico, in particolere nei paesi sub-tropicali; 4) condizioni di siccità che hanno colpito anche il cosiddetto “granaio d’Europa” – l’Ucraina) e che hanno fatto scendere la stima del raccolto al di sotto alla media degli ultimi anni in quel paese. Malgrado queste previsioni negative però la valutazione complessiva di raccolto risulta in aumento grazie alle compensazioni previste in altri paesi (Cina, India e Pakistan in particolare); dove si prevedono robuste espansioni delle aree dedicabili alla coltivazione dei cereali: riso in particolare. Come e dove si realizzeranno queste espansioni, saranno oggetto di un altro prossimo approfondimento su questo sito. Fin qui gli ultimi dati della FAO sulle produzioni attese per l’anno prossimo.
Il quadro si complica maledettamente quando si passa alla stima delle utilizzazioni.
Nel biennio 2020/21 è previsto un utilizzo annuale di cereali per la cifra record di 2.744 milioni di tonnellate (2 milioni in più rispetto alla stima della produzione). Ma le previsioni per l’utilizzo totale dei cereali grezzi, pari a 1.477 milioni di tonnellate, è molto più alte che nel passato, con un aumento netto del 2,6% rispetto alla stagione precedente. Questo aumento è dovuto soprattutto all’intensificazione dell’uso di mangimi per l’alimentazione animale (anche per gli animali d’affezione e compagnia), in particolare di mais e sorgo in Cina, e per altri usi non-alimentari, derivanti in particolare dall’aumento della produzione di etanolo a base di mais in Brasile e negli Stati Uniti per ottenere bio-combustibile. La previsione di utilizzo per l’alimentazione umana resta sostanzialmente invariata sia per il grano (più 1,1%) che per il riso (nessun incremento). Ciò significa che per far fronte a queste previsioni si dovrà ricorrere agli stoccaggi accumulati negli anni passati e questo non è di certo una buona notizia per l’anno che sta per arrivare. E’ evidente quindi che si stanno annodando nello stesso punto tre grandi questioni: 1) la produzione mondiale di cibo è già sufficiente per dare da mangiare ad ogni abitante di questo pianeta (anche in abbondanza), ma non vi è alcuna equità nella sua distribuzione; 2) è nuovamente documentato che si stanno determinando situazioni di c
ali produttivi dovuti ai cambiamenti climatici e agli usi intensivi dei terreni; 3) continua a crescere l’utilizzazione di queste produzioni per fini diversi da quelli dell’alimentazione umana che di fatto continua a mantenere e affermare su scala globale uno stile di vita nutrizionale, quello basato sulla carne, completamente insostenibile. Oltre ai problemi derivanti dagli squilibri alimentari (chi per carenza/denutrizione e chi per eccesso/obesità), rispetto alle altre cause delle emissioni in atmosfera, il consumo di carne e quello che sta apportando il maggior contributo sia di gas serra che di depauperamento della fertilità dei suoli.
Alla FAO competono soprattutto funzioni organizzative e operative nella lotta alla fame e per la sicurezza alimentare globale: non è questa organizzazione, pur nella sua autorevolezza e competenza, che può prendere il “toro per le corna”, cioè affrontare con risolutezza i problemi su evidenziati e decidere una volta per tutte che cosa fare. Serve una classe politica all’altezza della situazione, in quanto competente, onesta e in grado di assumersi le proprie responsabilità per effettuare le scelte coraggiose a vantaggio di tutti e non più solo a favore di pochi.
Dopo questo difficilissimo 2020, l’affermazione elettorale di una classe politica del genere a livello globale nel più breve tempo possibile, probabilmente è miglior auspicio che possiamo augurare a tutti noi per il nuovo anno.
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