Il coronavirus non rappresenta solo una grande sfida sanitaria, ma anche per l’intero sistema alimentare e per il clima del nostro pianeta. Da molti anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato l’allarme sul fatto che malnutrizione crescente è la principale causa di cattiva salute a livello globale: la pandemia delle pandemie. Nella malnutrizione ormai vengono ricomprese tre grandi problematiche: gli effetti legati alle cattive abitudini alimentari che portano all’obesità, al diabete e alle malattie cardiovascolari (che di per sé già interessano pesantemente il sistema autoimmunitario umano); la denutrizione collegata a scarse assunzione quotidiane di alimenti e acqua potabile; gli altri rischi alimentari collegati, ad esempio, all’uso massiccio e improprio dei pesticidi in agricoltura e nella conservazione delle derrate alimentari.
Sembra che le autorità politiche a livello mondiale, ma speriamo di sbagliarci, non si siano accorte che fino all’arrivo della pandemia da coronavirus, la malnutrizione era ed è la più grande emergenza sanitaria a livello mondiale in quanto è di gran lunga la principale causa di mortalità e di malattie croniche in tutti i paesi del mondo. Per una alimentazione esagerata e sbagliata nei paesi ricchi e per carenza di un’alimentazione sufficiente e adeguata nei paesi poveri. Vuol dire in sostanza che le persone potenzialmente coinvolgibili dalla somma di queste due emergenze, è enorme. I danni sociali, economici ed ambientali che a medio-lungo termine potrebbero derivare dalla sottovalutazione del problema, sempre a livello globale, sono altrettanto enormi. In una situazione del genere è perfettamente inutile e fuorviante dichiarare che tra uno o due anni, cioè quando il virus avrà avuto chissà quante mutazioni, il problema Covid 19 verrà risolto con i vaccini. E’ ormai chiaro che le due emergenze stanno già interagendo tra loro, ovviamente in modo negativo. E dovrebbe essere ormai altrettanto chiaro in quali regioni del pianeta la somma delle due epidemie determinerà gli effetti più catastrofici: Africa subsahariana e dell’Asia meridionale. Chissà perché però nei dibattiti politici, soprattutto quelli delle organizzazioni populiste, questi dati di fatto non compaiono mai. La cosa è particolarmente curiosa se si aggiunge il fatto che, come sappiamo, c’è un’altra grande emergenza planetaria in corso: quella climatica. Senza battere ciglio, relegata la piccola Greta Thunberg al silenzio e all’indifferenza mediatica, stiamo continuando ad immettere nell’atmosfera quantità enormi di gas serra e di particelle inquinanti di dimensioni infinitesimali (PM10 e PM 2,5) che entrano direttamente nei polmoni delle persone: anziani e bambini in primo luogo.
Già nel mese di gennaio del 2019 la celebre rivista scientifica “Lancet” aveva documentato che i cambiamenti climatici avrebbero aggravato notevolmente le sfide per la salute dell’intera umanità: i cambiamenti climatici in sostanza dovevano essere considerati a tutti gli effetti a loro volta come una pandemia sanitaria. Poi è arrivato anche quella del coronavirus e quindi dal calcolo le emergenze che devono essere risolte contemporaneamente sono tre: Covid 19, malnutrizione e cambiamenti climatici. Si tratta di una sinergie emergenziali, che in realtà coesistono da molto tempo e di cui solo adesso ci si rende conto. Sono collegate tra loro da fattori economico-sanitari-ambientali comuni e da scelte politiche di fondo, soprattutto, che non hanno tenuto in alcun conto l’interesse generale e il concetto di bene comune.
Per uscirne fuori c’è una sola strada percorrere: adottare diete sane e realmente nutrienti nella propria alimentazione personale, verificare che anche a livello locale (chiedendolo al proprio Sindaco) si stanno adottando misure concrete per la lotta ai cambiamenti climatici e utilizzare tutte le misure individuali necessarie affinché il coronavirus non si diffonda ulteriormente. Queste misure, non solo aiuteranno a proteggere le popolazioni e i nostri cari, ma apriranno la strada ad un mondo più sicuro, più equo, più giusto e molto più sostenibile. Possiamo e dobbiamo farcela!