La necessità di limitare l’uso di pesticidi e prodotti chimici in agricoltura diventa sempre più urgente con il crescere della popolazione mondiale. Come già sta avvenendo nella Sanità, con l’effetto resistenza agli antibiotici e ad altri principi di sintesi industriale, anche nella produzione di derrate alimentari si stanno registrando preoccupanti fenomeni di resistenza ai trattamenti da parte dei patogeni e dei parassiti: ogni volta bisogna aumentare la dose del trattamento per impedire la loro proliferazione, in una sorta di inseguimento all’infinito. Oltre alle tecniche di coltivazione più rispettose degli equilibri ecologici, un contributo fondamentale per risolvere alla radice il problema potrebbe arrivare dalla comprensione delle strategie che le piante attuano per difendersi da sole dagli attacchi dei parassiti. Esattamente come avviene nel nostro corpo grazie al sistema immunitario. L’accostamento del titolo di questo articolo al Covid 19, non è casuale.
![]() In alcuni sport, in particolare nel ciclismo, è usuale che uno o più componenti di una squadra producano uno sforzo maggiore per permettere ai compagni di arrivare con più energie e più opportunità al traguardo. Lo stesso meccanismo sembra funzionare anche nel mondo vegetale, dove l’attivazione di un’azione individuale, in presenza di uno stress competitivo, può giovare alla propria comunità. Qui occorre fare una precisazione. L’autore di questo e degli altri articoli che si trovano su questo sito non è un medico. E’ un semplice divulgatore di conoscenze acquisite in tanti anni di esperienze personali, in vari campi dell’attività umana. Essendo nato nelle ex Paludi Pontine, in passato zona di malattie infettive molto violente, gli è stato insegnato dai genitori il valore delle piante nel fornirci ottime difese contro gravi problemi sanitari: l’estratto dell’albero della china (il chinino) contro la malaria e l’estratto dell’albero di eucaliptus (l’eucaliptolo) contro le malattie delle vie respiratorie. La foto che si vede in evidenza di questo articolo è proprio quelle di un eucalipto che si trova davanti alla sua residenza: sembrava morto da almeno cinque anni mentre ora, dai sui rami rinsecchiti, sta rispuntando una vegetazione molto rigogliosa. Segno di una forte e duratura autodifesa immunitaria che sta sconfiggendo l’attacco del parassita. Ogni pianta ha la sua tecnica. Vediamone alcune.
DIVENTANDO INDIGESTI SALVANO IL GRUPPO
È il caso delle piante dei pomodori. Solitamente utilizziamo quelli di colore rosso, ma al mondo ne esistono oltre 4.500 varietà che a maturazione hanno colorazioni molto diverse: giallo, bianco, viola e persino verde. Tutte le piante di pomodoro esistenti però hanno una interessante caratteristica comune: benché i frutti siano perfettamente commestibili, le loro foglie, gli steli e le radici sono completamente indigeste agli insetti e agli animali erbivori.
![]() A questo mistero hanno dato una risposta i ricercatori americani Paul Glaum dell’Università del Michigan e di André Kessler della Cornell University. Hanno scoperto che quella del pomodoro è una tipica pianta “resiliente”, cioè capace di resistere, reagire e portare una sorta di contrattacco nei confronti dei suoi predatori, anche e soprattutto per difendere la comunità dei pomodori nel suo complesso.
IL SEGRETO DEI POMODORI
Sono note da tempo nel mondo scientifico alcune strategie di difesa delle piante e le loro complesse interazioni con erbivori e insetti fitofagi, che mangiano cioè le piante: ad esempio si sa che le piante attaccate da parassiti avvertono del pericolo le loro simili grazie a segnali chimici. In questo modo possono anche richiamare predatori dei loro nemici e innescare una lotta biologica per la sopravvivenza.
![]() Una sorta di pubblicità progresso, completamente naturale, che sostanzialmente dice a questi predatori: “guardate che qui c’è da mangiare per voi”. Nel caso dei pomodori però questa tecnica biologica difensiva è molto più sofisticata: le piante emettono un ormone vegetale, lo jasmonato di metile, che avvisa le piante simili del pericolo costituito da una particolare specie di bruchi erbivori (Spodoptera exigua – nottua defogliatrice), che di solito colpisce anche molte altre colture agricole. Le altre piante così avvertite dell’attacco aumentano a loro volta la produzione di questa sostanza biochimica volatile, inducendo i bruchi ad un comportamento autodistruttivo. Contemporaneamente, però, proprio il rilascio dell’ormone dovrebbe teoricamente far diminuire anche la visita degli insetti impollinatori, in particolare delle api. Invece i ricercatori hanno scoperto che le piante calibrano la produzione di questa sostanza ad una dose giusta che non disturba più di tanto gli insetti amici, determinando così un vantaggio reciproco: le api si prendono il polline e le piante si garantiscono la riproduzione.
FRUTTA BATTE MOSCERINO
L’autodifesa immunitaria delle piante funziona anche in modo ancora più intelligente. Smettere di produrre semi per non farseli mangiare dalle larve dei suoi parassiti, è la tattica che usa il crespino (Berberis vulgaris), spesso utilizzato per le siepi.
![]() C’è ancora tantissimo da imparare per mettere in campo le strategie giuste e realmente efficaci per risolvere problemi che invece oggi vengono solo scaricati sulle future generazioni, aumentando di volta in volta la dose di un qualche prodotto di sintesi che non ha niente a che fare con la Natura.
Cerotti antizanzara, grazie ai pomodori selvatici
Sono recentemente diventati molto noti i cerotti antizanzara naturali, senza sostanze chimiche tossiche, utilizzabili anche per i più piccoli.
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