Per molte persone, con l’avanzare degli anni, spesso non è piacevole guardarsi allo specchio la mattina. Quelle rughe sul volto, magari accentuate da una notte passata non del tutto tranquillamente, aldilà del proprio star bene con se stessi e dell’accettarsi così come siamo, inducono a sperare in una cura miracolosa per eliminarle. In parte questa cura c’è già ed è costituita dai peptidi naturali che sono delle molecole formate dall’unione di due o più amminoacidi. I peptidi regolano una varietà di processi biologici come la sensazione di fame, la glicemia, la fertilità, la coagulazione del sangue e la sensazione di dolore. In pratica i peptidi sono le sostanze base che consentono al nostro corpo la formazione di alcune proteine (collagene, elastina e fibronectina in particolare) che non solo contribuiscono a mantenere giovane la nostra pelle, ma sono di fondamentale importanza anche per contrastare gli acciacchi dell’età avanzata: in particolare delle patologie che producono difficoltà e dolori articolari. Data la loro importanza e diffusione in campo alimentare, cosmetico e sanitario (ad esempio nella cura dei tumori), fino al recente passato i peptidi sono stati prodotti soprattutto il laboratorio attraverso sostanze di sintesi chimica in grado di imitare ciò che accade con le proteine naturali. In altri casi si è ricorso all’estrazione da parti di animali e di cereali quali l’avena. Per questa scoperta il biochimico statunitense Robert Bruce Merrifield ha ricevuto il Premio Nobel nel 1984.
L’evidenza scientifica sull’efficacia diretta dei peptidi contro l’invecchiamento della pelle non è stata finora del tutto appurata ma la semplicità di utilizzo attraverso creme e gel, l’assenza di effetti collaterali clinicamente rilevanti e una buona dose di aspettative positive per chi le utilizza, ne hanno determinato un notevole successo commerciale. Tale evidenza scientifica comunque si sta determinando recentemente anche in via indiretta grazie alla scoperta delle loro proprietà dermatologiche per la cura di alcune malattie della pelle. Proprio in questo ambito negli ultimi tempi gli studi si sono concentrati su prodotti in grado di rilasciare integralmente i cosiddetti peptidi bioattivi direttamente sul derma e l’epidermide della pelle.
C’è di mezzo però un grosso problema in questo tipo di produzione: gli amminoacidi che compongono sia i peptidi che le proteine non sono solubili direttamente in acqua e di conseguenza queste sostanze di sintesi comportavano l’utilizzo di migliaia di tonnellate di solventi organici tossici che dovevano essere smaltiti come rifiuti pericolosi. Particolarmente impattanti sono le grandi eccedenze di amminoacidi che derivano da questo sistema di produzione. In base ad una direttiva comunitaria dell’UE questi solventi devono essere classificati come sostanze producono rischi significativi sia per la salute umana che per l’ambiente. Il solvente organico più comunemente utilizzato, il dimetilformammide (DMF) è tossico e teratogeno ed è stato classificato come sostanza estremamente preoccupante dalla Direttiva europea REACH sulle sostanze chimiche. Senza contare il fatto che questi prodotti consumati in grandi quantità, comportano anche alti costi di produzione.
Una “spin-off” collegata all’Università tedesca di Darmstadt (la Sulfotools GmbH che è stata fondata nel marzo 2016 ) ha affrontato il problema da un punto di vista alternativo, sostituendo completamente i solventi organici con della semplice acqua. Hanno ottenuto in questo modo un ciclo produttivo, il Clean Peptide Technology (CPT) che, oltre ad essere sostenibile, ottimizza anche i costi, rendendo i loro prodotti molto interessanti per le industrie farmaceutiche, chimiche e cosmetiche. Vista l’enorme importanza commerciale ed essendo il prodotto registrato da un brevetto internazionale, finora gli scopritori si sono guardati bene dall’indicare come funziona la loro scoperta, ma ci tengono a precisare che, come spesso accade nella ricerca scientifica, è stata del tutto casuale. Si sa solo che questo nuovo approccio consente l’assemblaggio dei peptidi in condizioni acquose consentendo in tempo reale il loro accoppiamento per la costituzione dei blocchi di peptidi (detti “mattoni”) e una efficiente purificazione degli stessi dopo la sintesi. In sostanza la sintesi chimica avviene con una tecnologia che realizza questi nuovi mattoni di peptidi in forma idrosolubile, cosa che prima non era possibile. Una volta reimmessi in acqua questi mattoni consentono agli utilizzatori di sostituire completamente i solventi organici dannosi e pericolosi. Questo nuovo prodotto risulterebbe persino più conveniente rispetto al metodo convenzionale: la sua l’immissione sul mercato dovrebbe avvenire entro poco tempo perché, oltre ad essere altamente innovativo, rispetta in pieno i criteri della sostenibilità economica ed ecologica anche nell’ambiente di lavoro. Per questo c’è anche una riduzione dei rischi per la salute dei dipendenti che ancora oggi lavorano queste sostanze pericolose. Attualmente il team che ha messo a punto la scoperta (che attualmente si trova nella cosiddetta fase di “scale-up”), sta lavorando anche al trasferimento ad altri campi di applicazione per espanderla in una apposita piattaforma tecnologica. Questa comunque è solo una delle tante soluzioni presa un prestito dalla Natura per la produzione di prodotti “anti-age”.
Ne abbiamo parlato anche in altri articoli su questo sito dei nostri insetti “amici” e forse l’accostamento non è molto gradevole, ma sempre in Germania l’industria cosmetica ha trovato anche un altro modo per ottenere oltre ai peptidi anche i lipidi (grassi che costituiscono la riserva energetica del nostro organismo) in modo naturale: l’allevamento delle “mosche soldato”. Sono quel tipo di mosche, per intenderci, di colore verde scuro che si nutrono di rifiuti organici e che comunque, nonostante si pensi comunemente il contrario, non rappresentano alcuna minaccia per gli esseri umani. I primi esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che questi insetti, partendo dalla quantità di 300 tonnellate di rifiuti organici di qualsiasi tipo (ad esempio gli avanzi di cucina), sono in grado di produrre circa 120 tonnellate di biomassa di alta qualità. Questa biomassa contiene, tra le altre sostanze pregiate, anche peptidi e lipidi che possono essere estratti in laboratorio in modo relativamente semplice. Il resto della biomassa può essere venduto come integratore alimentare perché ha un elevato contenuto di proteine e di calcio. Curare le nostre rughe con l’aiuto degli insetti in fondo è molto più semplice che ricorrere a costosissimi e sempre più imperfetti interventi di chirurgia esterica. Soprattutto ci dà molta più serenità nell’accettare il fatto di diventare anziani.
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