Inondazioni catastrofiche con frane e ondate di calore, con temperature elevate da record che sono aumentate a livello globale negli ultimi 30 anni, con più di 18.000 disastri avvenuti nel periodo dal 1980 al 2018, hanno causato danni stimati in migliaia di miliardi di euro. Gli impatti del cambiamento climatico globale stanno diventando sempre più evidenti e c’è urgente bisogno di strategie di adattamento per la protezione delle città. Le città spugna stanno cercando di mitigare alcuni di questi effetti del cambiamento climatico con un design che imita gli ecosistemi naturali: trattenendo e assorbendo l’acqua piovana, che riduce allo stesso tempo la temperatura dell’aria mentre evapora. Con il design attuale le città fatte con edifici di cemento armato, vetro e acciaio assorbono sistematicamente il calore, mentre le superfici lastricate di cemento e asfalto respingono l’acqua, creando un maggiore rischio di calore e inondazioni. Le città ‘spugna’ (“Sponge Cities”) invece usano spazi verdi e zone umide per gestire le precipitazioni atmosferiche, puntando imbrigliare l’acqua piovana sul posto dove cade, invece di lasciarla scorrere via attraverso gli scarichi, le tubature e un sistema canalizzazioni artificiali. L’acqua piovana viene trattenuta, assorbita e filtrata, per poi evaporare e contribuire a raffreddare l’aria, imitando così un sistema idrico naturale.
Le città spugna in Cina, usano il sistema delle zone umide (tra le migliori soluzioni naturali verso i cambiamenti climatici) per sostituire i muri e le dighe. Questo permette il ritorno del flusso naturale dell’acqua che viene trattenuta invece di scolare via. Il professor Kongjian Yu, è un urbanista ecologico cinese e architetto del paesaggio all’Università di Pechino, responsabile della trasformazione degli spazi urbani con il metodo della città spugna. Chiama questo metodo una rinascita dell’antica saggezza, e aggiunge: “Fin dai tempi antichi, le città cinesi lungo il fiume Giallo con climi monsonici hanno usato stagni per gestire le inondazioni e le acque piovane. Quindi sappiamo che questi approcci hanno funzionato per oltre 2000 anni perché queste città sono sopravvissute”. Le terrazze ecologiche sono create, fornendo aree per l’acqua di inondazione che proteggono la città durante la stagione dei monsoni piovosi, senza l’uso di muri di inondazione e dighe. Nella stagione più secca queste terrazze diventano naturalmente dei parchi attraenti pieni di vegetazione lussureggiante e di vita selvaggia per il godimento dei cittadini.
Berlino si sta già preparando all’aumento delle ondate di calore e delle tempeste come risultato di un clima più caldo. Carlo Becker, che è a capo del progetto Sponge City di Berlino, sottolinea che l’acqua piovana è una risorsa che dovremmo risparmiare e utilizzare, sia per l’agricoltura urbana che per lo scarico dei servizi igienici. Coprendo gli edifici con tetti verdi e creando “zone umide urbane” sul terreno Berlino è in grado di assorbire l’acqua durante le forti piogge e rilasciarla nuovamente nell’atmosfera, aiutando simultaneamente a raffreddare la città. Inoltre, gli edifici vengono dipinti con colori più chiari per impedire l’assorbimento del calore. I tetti verdi raffreddando l’aria intorno a loro, risparmiano energia riducendo le dispersioni di calore attraverso il tetto e contemporaneamente ricavano energia elettrica se i tetti verdi sono accompagnati da pannelli solari. Questo abbinamento ha l’ulteriore vantaggio di aiutare a ridurre le emissioni di gas serra dovute all’uso massiccio di aria condizionata nell’edificio. Sia che il tetto presenti pianti grasse, erbe o piante ospiti, queste possono promuovere un habitat ideale per uccelli, farfalle e insetti e possono agire come punto di collegamento per i volatili migratori e altre specie. Inoltre, si possono coltivare piante specifiche per sostenere le specie di impollinatori.
Grow Green è un progetto che investe in soluzioni basate sulla natura e sta lavorando con la città di Valencia (Spagna), per sviluppare un esperienza dimostrativa. Si trova nel quartiere Benicalap-Ciutat Fallera, che ha alti livelli di disoccupazione, una popolazione che invecchia e infrastrutture che si deteriorano. Un giardino verticale installato in una scuola locale, raccoglie l’acqua piovana, combatte lo stress delle temperature elevate, riduce il rumore e inoltre filtra le acque reflue dei lavandini e delle docce della scuola. Altri progetti includono una piccola foresta sostenibile per fornire più ombra e una migliore ventilazione in estate. Anche in questo caso la biodiversità sarà aumentata con l’installazione di diversi strati di vegetazione (alberi, arbusti e piante) creando così una nuova area per l’habitat degli animali. Si sta anche sviluppando un corridoio verde-blu che collega gli spazi verdi e i corsi d’acqua esistenti per fornire un percorso pedonale/ciclabile verde con aree di giardino. Un’applicazione smartphone aiuta la gente locale a conoscere le piante e la fauna selvatica e un “paniere solidale” che metterà in contatto produttori e consumatori di cibo. Queste idee sono state progettate e realizzate in collaborazione con i residenti del quartiere e i loro risultati saranno monitorati negli anni a venire.
Da molti anni le città sono state costruite lavorando contro la natura invece che insieme ad essa, costruendo infrastrutture grigie che rompono la connessione tra uomo e natura. Le soluzioni basate sulla natura qui descritte trattano invece l’acqua piovana come una risorsa amica. Si tratta di due concetti diametralmente opposti. Quello “vecchio”, tende a considerare l’acqua piovana come una forza nemica, allontanandola velocemente dal luogo di precipitazione e accelerandone il più possibile il flusso verso il mare, per poi prelevarla forzatamente da qualche parte per gli usi quotidiani. Il nuovo concetto delle città spugna invece (che poi è lo stesso dei tempi antichi) è quello tipico dell’amicizia umana sincera, che la trattiene presso di se a lungo, ne rallenta il più possibile l’allontanamento, lascia passare le sue furie e poi godersi serenamente la sua tranquilla presenza una volta che queste furie si sono esaurite. Proprio come avviene negli ecosistemi naturali.